La Saga di Accozzolo – parte IV

Anche i nanetti s’innamorano, perfino quando sono ossessionati dalla lotta per la sopravvivenza: così Interessantola, che sperimentava la disoccupazione più nera dopo alcuni concorsi pubblici andati male (in uno i candidati non erano stati avvertiti dello svolgimento della prova scritta ma direttamente della graduatoria dei vincitori, in un altro nel modulo della prova preselettiva, per legge anonimo, erano stampati direttamente nome e cognome dei nanetti partecipanti) e un numero pressoché infinito di curricola interessantoli spediti senza risultati, cominciò a capire che non doveva spaventare Onestolo con la sua fissazione.
L’amore è un meccanismo misterioso, che pacifica anche gli animi più agitati e incattiviti: e Interessantola, che sospettava di soffrire di una sindrome borderline, non ebbe cuore di raccontare al buon Onestolo cosa le succedeva quando la rabbia verso gli accozzolamenti prendeva il sopravvento.

Il nanetto Onestolo, sotto il suo abituccio color foglia un po’ sbiadito, aveva infatti un cuore buono e fiducioso, pronto ad assumersi la responsabilità delle sconfitte…anche quando dipendevano dagli altri. Dubitava delle cattiverie, delle manine in pasta, del fatto che alcuni nani cadevano sempre sui loro piedini calzati d’oro mentre altri ricorrevano alle benzodiazepine oppure si convertivano a qualche setta per superare la frustrazione di non sapere mai cosa ne sarebbe stato di loro dopo due o tre mesi.
Il nanerottolo Onestolo, lavoratore e tenace, non batteva ciglio neanche quando Interessantola, nei rari casi in cui uscivano a bere un frullato di fragoline di sottobosco (perché anche nel Fantabosco esistevano i discount, eh), gli raccontava dell’ultimo caso che le era capitato di incontrare: dopo anni di attesa e militanza con la gente giusta, dalle manine impastate e i piedi non di balsa ma d’oro, era stato piazzato in un Carrozzone della P.A.N. (Pubblica Amministrazione Nanettolosa) naturalmente, anche qui, con chiamata diretta e sistemazione vita natural durante.
E si sa che la vita dei nani da giardino è molto, molto lunga.

Interessantola ebbe paura di spaventarlo, e poiché Onestolo le piaceva molto decise di ammorbidire i toni: non malediceva più gli Accozzoli, non invocava i meteoriti infuocati né l’arma batteriologica che li sterminasse (un po’ come quel film d’essai di qualche anno prima che avevano visto al cinema il lunedì perché costava meno : "Tu sei il male, e io la Cura", sosteneva il protagonista), solo le riusciva sempre più difficile controllare la sua doppia personalità, della quale, una volta finito tutto, ricordava a stento i gesti compiuti.
Per esempio, era rimasta incisa a fuoco nella sua memoria quella volta in cui, dopo un colloquio di lavoro, il responsabile le aveva dato una risposta positiva e congedandola le aveva chiesto: “…ma tu sei l’amica di Fighettolo?”. Lei, sbattendo gli occhioni, indecisa sul da farsi e ancora fiduciosa nel mondo e negli dei del Bosco, aveva risposto: “eh…no…Fighettolo chi?”.
Non era stata più richiamata. Il fatto che ora Fighettolo si fosse riciclato in una brillante carriera politica le importava meno di un funghetto secco, ma provava ancora una certa soddisfazione nel ricordare le quattro ruote squarciate del cassonetto su cui viaggiava quel tipetto, la pipì di marmotta versata nel tergicristallo al posto dell’acqua e il disegno degli Amanita Phalloides inciso sulla carrozzeria come memento della caducità dell’esistenza.
Interessantola, la nanetta dal visino dolce, era insomma combattuta fra il Bene e il lato oscuro della Forza, quello che non le permetteva di essere ottimista, soprattutto quando, lei che aveva studiato per anni anche le lingue straniere oltre a quelle che tutti parlavano nel Fantabosco (spesso con sommo disprezzo del congiuntivo), le capitava di sentire alcuni dirigenti della P.A.N. che si vantavano quasi di non saperle proprio.
Anche la meditazione Zen non sembrava sortire effetti, perché quando il guru invitava a creare immagini positive lei istantaneamente visualizzava l’interno del Palazzo del Potere, in cui lo stipendio dei “commessi” al piano (che, li aveva visti lei stessa, di solito aspettavano i visitatori sdraiati sulla scrivania per la troppa stanchezza) era superiore a qualsiasi compenso lei o Onestolo avessero –e avrebbero- mai percepito, deserto perché in fase di bonifica ambientale dopo l’esplosione dell’epidemia scatenata dall’arma batteriologica (epidemia dalla quale, è bene ricordarlo, i non-accozzoli sono automaticamente immuni).

Le vicine elezioni non aiutavano, né praticamente né psicologicamente: il troppo tempo libero di Interessantola si divideva fra il riassetto della sua casupola in periferia nella quale viveva con i genitori, sgomenti per la trasformazione della figlia in una casalinga disperata, e la lettura dei giornali del bosco, talvolta divertenti e che però la inviperivano sempre di più, soprattutto quando leggeva dei Nani candidati. C’era di tutto: la figlia del dottore, il pastorello del presepe, e soprattutto c’erano quelli con un cognome illustre e/o 3, 4, o 50 mandati (la longevità dei nani da giardino che vivevano nel Fantabosco veniva studiata anche all’estero, oltre la siepe).

Nel frattempo il nanetto Accozzolo, sempre ignaro di come andava realmente il bosco, trotterellava sui suoi stivaletti color oro all’appuntamento con Rolexolo, Hoganolo e Burberrolo: sarebbero andati insieme alla convenscion elettorale di uno dei candidati alla presidenza del Fantabosco. Accozzolo non era particolarmente interessato a queste cose, convinto com’era che lo slogan più geniale fosse quello sentito in quel vecchissimo film : “E’ necessario che tutto cambi, perché tutto resti così com’è”….comunque gli faceva piacere stare un po’ con i suoi amici.

[to be continued]….

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