Che bella cosa ‘na jurnata o’sole, eccetera; soprattutto se da quattro mesi sei praticamente murata viva in casa, e perfino una passeggiata strategica, cioè infarcita di commissioni lungo tutto il percorso, esercita il fascino straordinario del “mondo fuori”.
La Regina Madry- capelli in disordine, abbigliamento approssimativo, umore conseguente- è uscita di casa e le sembrava già primavera, mischinetta.
Lungo la strada ha notato alcuni dettagli stravaganti che le hanno fatto domandare se per caso non fossero passati quattromila anni e non solo quattro mesi dall’arrivo di Patata e Zivago (così soprannominato per la fisionomia sovietica e la tendenza alla tragedia): il manifesto del circo che strilla “TROPPO BELLINO!!” (?), il cartello a forma di cuore del parrucchiere che all’approssimarsi di S.Valentino esclama in vetrina: “TI OLLU TROPPU”!!! (NdT: “ti voglio troppo”, chissà i clienti che pensano).
Più in là, una vecchietta dall’apparente età di ottant’anni attraversa senza guardare l’incrocio su cui sfreccia una Punto smarmittata; la signora impugna una borsa per la spesa maculata in una mano e nell’altra un telefonino in cui parla a voce altissima. Ha pure, noto con la coda dell’occhio, gli occhiali da sole fascianti, residuo immagino di qualche nipote un po’ tamarro. Dall’altra parte della strada una nuova scritta campeggia sul muro: “LE BRAVE RAGAZZE NON SI VESTONO DA PUTTANE”, segno che alcuni elementi del pensiero comune non cambiano mai, nemmeno in tempi di schedine e letterine e vallettine scosciate in primo pomeriggio, amplessi da soap opera post prandiale e via puttaneggiando, appunto.
Purtroppo lo scopo dell’uscita miracolosa è andare in banca, vi ricordate la mia banca così differente? entro dopo un interminabile duetto con il sensore della porta automatica che ti fa passare solo se non c’è nessuno nell’altra porta, bisogna aspettare il verde, signora si sposti da lì, le chiedi a gesti, e lei nulla, che maleducati questi giovani (quali?). In banca c’è, ovviamente, la mia bancaria preferita: oggi è vestita con un tailleur color aragosta strettissimo e degli stivali di pelle nera sopra il ginocchio, con un tacco a spillo che la fa pericolosamente assomigliare a una papera, vista l’andatura. Sarà tutta invidia perché io non metto i tacchi da secoli e comunque il color aragosta non mi dona per niente, tant’è.
Tant’è anche che lo sportello Bancomat non funziona, come al solito; e una volta arrivata alla Posta, mentre una leggera pioggerella comincia a cadere e la primavera apparente è già finita, Madry trova il consueto cartello: “CHIUSO PER ASSEMBLEA SINDACALE".
Sconsolata, torna indietro, verso casa: si consolerà con i due sorrisi sdentati di Zivago e Patata e con la notizia che ha letto stamattina su un quotidiano locale: una tre giorni di mostre e proiezioni dedicati alla Barbie, sotto il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Cagliari, perché la bionda bambola, affermano dal Comune, è un “simbolo di emancipazione”.
D’improvviso, stare murata viva in casa per un valido motivo- anzi due- sembra a Madry la cosa migliore fatta negli ultimi anni. Etichette: gli scarrafoni, in progress, la Regina Madry, storie