Diverso è il discorso della Pubblica amministrazione preoccupata, giustamente, del precariato: soltanto di quello pubblico già esistente, dunque in qualche modo “istituzionalizzato” però, gli altri non esistono. Si sta manifestando infatti un pericoloso atteggiamento, a livello sociale, che provoca disparità fra le persone e un pericoloso senso di abbandono negli altri disoccupati e precari (che spesso nella sostanza coincidono, a prescindere dalla loro posizione nei confronti dei Centri per il lavoro, della Gestione Separata dell’Inps, delle ritenute d’acconto o della partita IVA e via dando libero sfogo alla disinvoltura di una legislazione che è ormai all’anno zero della tutela del diritto fondamentale del lavoro).
E’ quella linea di pensiero per cui la stabilizzazione (quindi, nella concretezza, un lavoro con uno stipendio) è innanzitutto quella della galassia di precari che ruota intorno alla Pubblica amministrazione.
Come spiegare, altrimenti, gli ultimi concorsi per collaboratori amministrativi di una “agenzia regionale dotata di personalità giuridica di diritto pubblico” (cito dal sito) che richiede, per 1 (uno…) posto di Collaboratore amministrativo professionale esperto in comunicazione, la Laurea in “in scienze politiche indirizzo della comunicazione pubblica ed istituzionale ovvero diploma di laurea ad essi equipollente”, con una precisione che definirei chirurgica nella scelta del principale requisito d’accesso?
Ma il bello deve ancora venire: qualche riga più sotto, il bando precisa che “I concorrenti dipendenti XXX, a parità di punteggio, hanno la precedenza nella graduatoria di merito”.
Così, senza spiegazioni ulteriori. E a bene vedere, non sono necessarie. La singolare caratteristica che si ripete anche per le altre selezioni per 3 posti per laureati e 16 posti per diplomati: se sei già un dipendente XXX, ha un senso partecipare, altrimenti il consiglio è di risparmiarsi i soldi della raccomandata.
Un solo posto, una strana laurea, la precedenza garantita….L’unica domanda è la seguente: come si è fatto per altre branche dell’amministrazione regionale, non sarebbe stato più onesto manifestare apertamente l’intenzione di bandire un concorso riservato al personale interno o la (legittima) necessità/giustezza di stabilizzare i precari dell’ente? Così, scusate, lo so che è sgradevole utilizzare queste espressioni, oltretutto nei confronti di una parte politica che io sostengo (e dunque il capello nella pizza è ancora più indigesto) e che si è beccata una badilata in faccia alle elezioni, però, insomma, ho la vaga impressione di essere presa per il culotto.
Quindi, in definitiva, rimango a casa a fare
la casalinga, attività rispettabile nella quale mi sto impratichendo anche se confesso di non avere mai fatto
il “vero” brodo di carne né la sbrinatura periodica del frigorifero, e nel frattempo attendo consigli: su quale taglio di carne farmi dare dal macellaio, ma soprattutto sul santo al quale votarmi per uscire da questo impasse che nonostante sia
un male tragicamente comune non mi consola con alcun gaudio.
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