La Saga di Accozzolo - Parte X

Il nanetto da giardino Accozzolo, insieme a Rolexolo e Burberrolo, abbronzati come non mai e incravattati di fresco, si recavano dunque alla convenscion elettorale di un candidato alla Presidenza del Fantabosco. Come in ogni parte del mondo e presumibilmente della galassia, erano tempi interessanti, in cui accadeva che, per esempio, alcuni monumenti storici del Bosco venissero appaltati dalla P.A.N. (Pubblica Amministrazione Nanettolosa) a misteriose associazioni culturali che vi praticavano oscuri rituali: non le messe nere e i riti vodoo a cui pensava Interessantola per stroncare gli Accozzoli che si mettevano sulla sua strada, ma più banalmente festicciole e gran galà a pagamento.
Qualche timida critica era piovuta per questo sul Borgomastro di quella parte del Bosco, però si sa come vanno queste cose e quindi, passato qualche mese, la cosa di ripresentava da un’altra parte, forse perché l’Associazione culturale dell’Unicorno Zoppo aveva davvero un curriculum professionale interessante. Forse.

Intanto Interessantola, la nanetta bipolare e borderline (nel senso che è sempre sul border di una crisi di nervi da reddito singhiozzante) aveva deciso già da qualche tempo di rilassarsi un po’, anche perché le benzodiazepine e i funghetti tipo peyote che le avevano consigliato per dimenticare il suo destino cinico, baro e pure noioso avevano alcuni pesanti effetti collaterali che voleva evitare a tutti costi: ad esempio, le si gonfiavano i piedini calzati di viola e i suoi bei capelli le si sfibravano.
Eh no, i belligapelli no, si disse un giorno, e decise che avrebbe cambiato atteggiamento, anche per non spaventare il tenero Onestolo proprio all’inizio del loro rapporto fatto di bacini e passeggiate fra le foglie d’autunno con i grilli che cantavano.
Quindi, per distrarsi, ricominciò a guardare la telenovela Trallalleras, in cui recitava il suo personaggio preferito: Luis Renato de la Vega y Soròn.

TRAMA :
Un giovane (?) e avventuroso patriota che lotta per il benessere della sua isola sperduta nel Mediterraneo, impersonando in carne, ossa e occhialetti alla Harry Potter (ma non era una telenovela latina?) i sentimenti di orgoglio, fierezza e indipendenza della sua gente. La stessa gente che orgogliosamente, fieramente e indipendentemente (da ogni logica, però) vorrebbe costruire alberghi sulla spiaggia come a Maiemi e mugugna contro ogni riforma, qualsiasi sia, “basti che sia”.
Vabbè. Luis Renato de la Vega y Soròn, per brevità noto Renè, è uno che si è fatto da sé, insomma è un self meid men, per usare quei termini stranieri che piacciono molto, un po’ come tutto quello che viene da fuori, anche qui “basti che sia”. Il male endemico della popolazione indigena, infatti, è una sindrome chiamata “Provincialismo Major”, piuttosto comune nel resto del mondo ma che nell’isoletta raggiunge livelli straordinari e per questo attrae i più noti scienziati che accorrono da ogni dove per studiare il genoma degli abitanti e scoprirne i meccanismi.
La malattia ha fra i suoi sintomi più ricorrenti l’abnorme considerazione di qualsiasi persona o cosa che provenga dall’esterno (imprenditori, architetti, artisti, lingue e tradizioni straniere, eccetera), ma anche la convinzione che quello che si fa in casa sia comunque e sempre meglio di quello che fanno gli altri.

Un misto di servilismo e presunzione che fa sì che il Provincialismo Major venga considerato, da molti scienziati, simile ad alcune rare forme di schizofrenia che si manifestano, di solito, nei periodi a ridosso delle elezioni politiche (ma questa è un’altra puntata della telenovela).

Comunque. Nella telenovela preferita dalle nanette del Fantabosco Luis Renato de la Vega y Soròn, per brevità noto Renè, lotta per guidare la sua gente, della quale ha però una opinione eccessivamente positiva: non sa, o finge di non sapere, che il problema è la ggente, non i suoi avversari politici, e quando glielo dicono si incupisce; però bisogna guardare la luna, non il dito che la indica.
Nel caso specifico della puntata che guardava la piccola Interessantola, l’azione era focalizzata sulle tendenze malefiche della popolazione indigena, che proprio come le più sperdute popolazioni dell’altro capo del mondo (quel mondo così lontano dalla piccola isola, che faceva sognare le nanette casalinghe davanti alla TV), faceva omaggio dei suoi doni al primo straniero che passava, con la differenza che negli atolli del Pacifico si trattava di collane di perline, qui di 5 anni di legislatura, e sembrava anche felice di farlo.
Il Provincialismo Major, malattia assai invasiva e alla lunga letale, è insomma il Male Assoluto contro cui lotta Renè, “s’attori” di Trallalleras.

Però, guardare telenovelas e talk show con protagonisti nani tinteggiati di fresco non era sufficiente: il precario equilibrio della nanetta veniva messo a dura prova quasi ogni giorno, soprattutto quando sentiva sussurrare, nei bar sotto le Querce e nei discount, dagli Scoiattoli in CIG (Cassa Integrazione Ghiande) e dai Picchi in mobilità, che alcuni rami della P.A.N. avevano assunto dei “consulenti” per le più svariate attività, dalla comunicazione della disinfestazione di parassiti del quadrifoglio alla contabilità delle cacche dei passerotti, ovviamente senza concorso pubblico e per chiamata diretta.

Forse erano tutti bravissimi, si diceva Interessantola, non soltanto qualcuno, ma tutti tutti e questo in parte giustificava la procedura. Forse.
Comunque, mentre lei guardava la sua telenovela, Onestolo faceva due lavori entrambi sottopagati per metterne insieme uno che equivalesse a quello che Rolexolo spendeva in shopping, il candido Accozzolo (che avendo uno stipendio fisso nella P.A.N poteva progettare un luminoso futuro e anzi non si capacitava di certe cose che gli raccontavano alcuni conoscenti) ascoltava un po’ stupito le parole del candidato alla cui convenscion si era recato, più che altro per stare un po’ con quegli amici sempre così impegnati con il lavoro in tutta l’area del Fantabosco, che era noto anche come la Giungla delle Tre M: More, Mirtilli e Merdone.

[to be continued]

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