Il
tempo passa in fretta quando ci si diverte, e a Cagliari è già
tempo di votare nuovamente per il sindaco. Cinque anni fa vagavo come
Gianburrasca per le vie della città (Ho visto cose...), ma lo scenario era molto
più definito di oggi, con due contendenti (Massimo Zedda e Massimo
Fantola), espressione di due aree definite, in un certo senso
“tipiche” della cagliaritanità.
Oggi,
ne discutevamo tra colleghi giornalisti, bene che vada avremo fra gli
8 e i 10 candidati, dei quali solo due hanno ragionevoli possibilità
di andare oltre “lo zero o l'uno virgola”.
La novità è che il centrodestra è riuscito nella missione
impossibile
di assomigliare al centrosinistra con la sua storica tendenza alla
scissione dell'atomo e delle correnti, e quindi, di fatto, si va
sparpagliando in millemila liste. Il centrosinistra ha
invece candidato più o meno compatto il sindaco uscente Massimo
Zedda, la cui campagna elettorale però non è iniziata, almeno
ufficialmente, se si escludono le numerose opere pubbliche inaugurate
a ritmo vorticoso nelle ultime settimane.
Oggi,
alla Fiera di Cagliari, c'è stata la presentazione ufficiale del
programma di Piergiorgio Massidda, vecchia conoscenza della politica
sarda.
Senatore
nella XV e nella XVI legislatura, è stato anche deputato
della Camera per
tre legislature, per il Popolo delle Libertà. Il centrodestra non ha
trovato un accordo sul suo nome e quindi lui correrà da solo con un
“polo civico” insieme a dodici liste che raggruppano un po'
tutti, unite dall'abbraccio affettuoso dell'ex senatore che ha
chiesto a tutti di rinunciare ai simboli di partito.
Sala
piena alla Fiera Campionaria, per una capienza di 600 posti e molte
persone in piedi, e una età media piuttosto elevata.
I desaparecidos
della politica, ancora una volta, sono i giovani (quelli veri, fascia
20-30), che probabilmente non hanno la curiosità di informarsi
personalmente e tendono ad appiattire qualunque candidato sotto la
lapide del “sono tutti uguali”. Massidda lo sa bene, e parte con
un accorato appello “non contro i partiti, ma contro la
partitocrazia”: anche perché ci sono molti simpatizzanti e
elettori del centrodestra, ex Forza Italia e moderati, insomma non
esattamente digiuni di politica strutturata.
Non
sfugga questo dettaglio, visto che un bacino appetibile di consenso è
rappresentato dagli elettori del M5S, movimento attualmente
invisibile in città. Certo, la strategia della lista “Demo
Diretta” di far “partecipare i cittadini alle decisioni che li
riguardano” dal web con la propria tessera sanitaria ricorda i
meccanismi “gentisti” e stona poco poco con il discorso “non
siamo contro i partiti”, per cui boh, forse non ho capito io.
Vabbè.
Introdotto
dall'attore Lorenzo Flaherty, un po' presentatore e un po' simil
giornaista (Lorè, tu quoque? Ma per carità, ti preferivo quando
facevi RIS- Delitti imperfetti!,
il candidato è simpatico, tendente al peronista, abbraccia tutti con
il pensiero (e, mi dicono, all'occorrenza anche praticamente).
E',
insomma, uno di noi, un cagliaritano. Cita Battisti: “siamo
tantissimi, un mare di persone...e come può uno scoglio arginare il
mare?”. E' attento alle parole, pure troppo: se i discorsi sono
semplici, chiari, a volte dickensiani (l'amico con il tabacchino che
purtroppo ha fallito: disperazione; le famiglie in difficoltà, con i
padri che tornano a casa la sera stanchi e demoralizzati: paura del
futuro), fa un po' sorridere la scelta precisa e ribadita più volte
della definizione persona “senior” invece di “anziano”:
Piergiorgio, qua siamo all'astrattismo, eh! Sarà mica perché
Cagliari è una delle città più (anagraficamente) vecchie d'Italia?
Il
colpo da maestro però è la sincerità: “...non voglio mica far
credere a qualcuno che sono nuovo- io mica sono nuovo! Siamo persone
che hanno anche sbagliato...chi non ha sbagliato?”. Non è Amleto,
ma c'azzecca.
Belli
i video, la musica giovane a palla, la grafica delle liste: il
pubblico però è un po' asfittico, come se fossero tutti già
consapevoli dell'offerta, le “7 rivoluzioni per il lavoro”. E
Flaherty – che, mi sussurra la tzia
Mariedda
(cit. Massidda) che è in me, ha i capelli troppo lunghi,
disordinati- deve ogni tanto ricordare l'applauso.
Non
mi soffermo sui contenuti, chè questa è materia per gli esperti e
soprattutto perché non possono essere che questi: lavoro, turismo,
sviluppo, innovazione. Ogni candidato sindaco li declinerà poi come
crede, ma intanto Massidda aggiunge l'autonomismo, in questo modo
tirandosi dietro l'area sardista e virtualmente sottraendo elettori
ad almeno un altro candidato che si connota fortemente in questo
senso (Enrico Lobina per Cagliari Capitale).
“Decidere a casa
nostra” sembrerebbe the
new black,
ma in realtà l'impressione è sempre quella che a livello cittadino
e anche regionale il tema identitario non sia così sentito, o che
perlomeno non si traduca in percentuali di voto significative.
Verso
la conclusione Piergiorgio Massidda arringa la folla anche con
qualche stoccata al PD e al sindaco uscente (anche se va detto che
qualche argomento più consistente delle rotonde va trovato, eh), e
con una battuta dice che Flaherty oggi si è pettinato “con la
bomboletta”: azz, ma allora mi ha sentito fin dal fondo della sala!
:)
Alla
prossima puntata.
#ComunaliCA2016
Etichette: Cagliari, centrodestra, centrosinistra sardegna, comunali 2016, forza italia, francesca madrigali, piergiorgio massidda, polo civico, sardegna, sindaco Cagliari