Lo cantava anche
Battiato: ci vuole un’altra vita.
Se quella che
abbiamo non ci convince più, forse è arrivato il momento di modificarla un po’,
aggiustando il tiro. A volte basta qualche piccolo accorgimento – dire “no” più
spesso, ma anche dire “sì” più spesso, ad esempio- per stare meglio.
Ma ci sono
anche i casi in cui il cambiamento è radicale, e si cambia vita con una vera e
propria “inversione a U”: dal notariato all’agricoltura, dall’imprenditoria
alla pasticceria, per esempio. Casi eccezionali? Può darsi, visto che per far
funzionare immediatamente una nuova attività serve pur sempre il vile denaro,
un bene materiale che oggi non abbonda.
Le crisi economica è diventata spesso esistenziale, e talvolta anche un'opportunità per ri-scoprirsi. Esistono anche libri e siti dedicati al tema, spesso collegati all'idea del trasferimento altrove, spesso lontanissimo, magari anche per aprire il famoso chioschetto sulla spiaggia tropicale.
Naturalmente un'altra vita è possibile anche in maniera meno eclatante ma ugualmente efficace: penso a chi sceglie di dedicarsi interamente alla famiglia dopo aver sempre lavorato, o al contrario a chi comincia a lavorare dopo un percorso di sola casalinghitudine; a chi lascia la città per l'eremo in campagna, chi vive una conversione religiosa o di altro tipo. E poi pratica queste scelte, ed è più felice di prima perchè è diventato ciò che in fondo già era.
Si chiama b2, “biforcazione
biografica”: così gli esperti definiscono il bisogno di un cambiamento radicale
che talvolta si avverte a un certo punto della vita, in qualche modo
deragliando dal percorso che ci si era prefissati o al quale si era
“destinati”.
O magari, semplicemente, si tratta solamente di seguire il proprio istinto, la
passione che riconosciamo presto se siamo fortunati, o un po’ più in là.
Un tema
complesso, a volte complicato, ma molto affascinante: ne parleremo mercoledi 29
aprile per il finale di stagione de La Versione di Madry, sui 96.8 di Radio X.
Insieme a me Ugo Bressanello, ex top manager Telecom e Tiscali che nel 2005 ha lasciato la
carriera per creare la Fondazione Domus de Luna, e con Ilaria Onida, che da
Ghilarza, seguendo il suo “mal d’Africa”, è arrivata in Angola dove lavora per l’UMMI-Unione Medico Missionaria di
Verona, e si occupa di Programmi di intervento sanitari.
(“Diventa quello che sei”, una frase derivata dall’opera
di Nietzsche Ecce homo, titolo completo Ecce homo. Come si diventa ciò che si è)