La domenica della Sora Franca / Corrispondenze epistolari



E’ domenica, giorno di riposo e di grandi emozioni.
Si conclude una settimana intensa di cambiamenti, piccoli passi per un quasi cinquenne, ma grandi per l’umanità. Giggirriva, infatti, non solo ha messo gli occhialetti blu elettrico, ma ha perso anche gli incisivi frontali. 

Con notevole anticipo, sì: non posso accettare che la Natura faccia un po’ come vuole, sicuramente è un complotto masso-pluto-giudaico-rettiliano o un effetto dei vaccini della Kasta, per ricordarmi che il tempo passa e presto mio figlio non si farà più docilmente sbaciucchiare e forse diventerà perfino adolescente e allora chissà cosa, signora mia.

Vabbè, a parte i vaneggi controllabili con del caffè endovena, il ragazzetto fa cose, gira, vede gente. La scuola è ricominciata e quindi gli occhiali, ma soprattutto i denti destano stupore e ammirazione, e pure dei bei soldini da parte della fatina o del topolino. Ancora non abbiamo deciso: al mio lato femminista piacerebbe veicolare nei due poveri innocenti l’immagine di un potere femminile, e i ratti mi fanno senso anche in versione disneyana.

L’ingegnere cattocomunista se ne frega, l’importante è rispettare le procedure. Che consistono nel posizionare il cadavere del dentino sotto il cuscino, la sera, e poi aspettare la mattina dopo, mettendo nottetempo un adeguato regalino sotto il cuscino. Poiché è il sesto dente che cade (!), abbiamo lasciato perdere le macchinine per orientarci verso un più utile soldino da investire in seguito (hai visto mai…).

Qualcosa, però, è andato storto. Il dentino è caduto a scuola, portato a casa, mostrato alla madre casinista che cinque minuti dopo non si ricordava più dov’era finito. Un gelido panico si impossessa di me: cosa mettere sotto il cuscino, considerato che l’ora della branda si avvicina e Giggi e Diegoarmando, il gemello con ancora tutti i denti e niente occhiali, mi guardano?

Anche l’ingegnere mi guarda male, e per la prima volta noto una certa somiglianza con Tata Lucia, saranno le sopracciglia aggrottate o il mancato rispetto delle regole. E improvvisamente, EUREKA!, capisco cosa deve fare  una madre (ma che dico, una Madre!) in casi come questi. Con Giggirriva e Diegoarmando ci sediamo sul divano e decidiamo di scrivere una letterina specifica. 
Segue dettatura del cinquenne, che biascica e sputacchia come un vecchietto ma comunque ha le idee chiare:

Caro topo, non trovo più il mio dentino; vai a vedere se ce l’ha la maestra. Se lo trovi lo devi mettere sotto il mio cuscino. Se non lo trovi dalla maestra allora chiama la fatina dei dentini e dille di portarmi una moneta per favore. Grazie, topolino!

Con soddisfazione noto che la manovra diversiva per incolpare l’ignara maestra ha funzionato, e che nell’immaginario bambino i ratti e le signorine con le ali sono interscambiabili.  

Diegoarmando ci guarda tranquillo, seguendo con attenzione tutti gli sviluppi della vicenda. Non ha fatto un capriccio né una osservazione su tutte le novità capitate al fratello, nonostante la competizione fra nani sia molto accesa in questo periodo. 

Quindi decido in autonomia, senza consultarmi con l’ingegnere perché anche io sono per l’autodeterminazione dei popoli, anche singoli, di premiarlo. E preparo sotto il cuscino un pacchetto anche per lui, con una piccola bustina-sorpresa. Poiché in questa casa siamo letterati e ormai preferiamo la corrispondenza epistolare, la accompagno con un bigliettino:

Caro Diegoarmando,
sei stato un bambino molto bravo e non hai fatto nessun capriccio per i soldini di Giggirriva. Quindi ti meriti un premio: apri il pacchetto e scopri il tuo supereroe!
un bacione
La tua fatina

E’ domenica per tutti. Buona domenica!

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