E’ domenica, giorno di riposo e di riflessione. E di occhialetti nuovi
per Giggirriva, 5 anni tra pochi giorni, che nel corso della sua prima epica
visita oculistica ha scoperto di essere astigmatico e ipermetrope. L’ho sempre
sospettato, infatti, che ‘sto ragazzino vedesse qualcosa in più degli altri,
osservandolo mentre scrutava l’orizzonte del mare o si incantava davanti a un
albero.
Filosofico? Leopardiano (#momentogroupie)?
Macchè: due diottrie in più!
L’evento imprevisto sconvolge gli equilibri familiari, forse anche
mondiali: nella mistica generalizzata del bambino perfetto i piccoli difetti
assumono proporzioni gigantesche e talvolta un po’ ridicole.
“ceeeh, poverino!”, “ma davvero?! E COME MAI?”, o
l’impareggiabile “avete pensato di
chiedere un secondo parere?”
Per l’astigmatismo, capite.
Io ho capito che siamo molto più tolleranti con i difetti, fisici e
caratteriali, degli adulti piuttosto che con quelli dei bambini, anzi con i
bambini in generale.
Io capisco che nel mondo tolleriamo scemenze di ogni
ordine e grado, ma ci scandalizziamo se un bambino piange o grida a voce troppo alta.
Tendiamo, cioè, a
valutare l’infanzia con il metro degli adulti. Rimane indimenticabile l’assai
resistibile scrittore che affermò che “i bambini mi irritano anche al
ristorante” (e infatti ci sono ristoranti vietati ai bambini e ai cani: ne avevo scritto già qui), e così anche i molteplici segnali di una società che tende, da una
parte, a idolatrare il “bambino miracoloso” (spesso nato in zona Cesarini), e
dall’altra a respingere i fastidi e/o problemi che può causare. Anche minimi,
come disturbare la tranquillità degli altri, cosa di cui si devono preoccupare
gli adulti, peraltro.
Perché, come mi è stato insegnato, è SEMPRE colpa dei
genitori, eh, mica del bambino infernale.
Oppure, come un difetto fisico, anche così comune (che poi, difetti: qui l’unico problema è che adesso Giggi dimostra 18
anni e questo mi fa esaurire. Ma ne parleremo un’altra volta, eh?).
Si scarta, anche nelle piccole cose, dall’idea di facilità e prototipo
che abbiamo in mente.
Mi preoccupa immaginare cosa succederà in futuro: e se i
miei figli sbagliassero i congiuntivi, non volessero leggere manco la Gazzetta
dello Sport, diventassero degli ultraliberisti o buttassero le cartacce in
terra? (questa, in particolare, è pura
fantascienza, visto il DNA ereditato dall’ingegnere cattocomunista).
D’altronde è la vita, bellezza!, mi dice al gente con molta più
esperienza. Non esiste cura, purtroppo, per il disturbo degli adulti che
vorrebbero un mondo senza rotture di palle, fra le quali annoverano anche i
bambini, le loro richieste, i loro capricci o manifestazioni di malessere, le
loro risate o i loro pianti. Un mondo piuttosto irreale, ma, pare, legittimo.
Per quanto mi riguarda, non ne ho mai sofferto, anche quando vivevo una
brillante (ah ah ah ) vita da single.
Anyway, devo prepararmi, in qualche modo, alle cose che potrebbero
succedere (congiuntivi compresi), e alla reazione del mondo intorno. Ci
penserò, per ora ascolto la canzocina improvvisata da Giggirriva mentre
trotterella verso casa con i suoi occhiali blu elettrico:
“…Ieri non avevo gli occhiali / oggi ho gli occhiali/ fo-fo-fo-fooo”. E la questione è chiusa così.
Buona domenica a tutt*
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