E’ domenica, e l’estate sta finendo, poco poco piano piano. Le giornate
si accorciano impercettibilmente, e il Cabudanni (cioè il mese di settembre, mese
di vendemmia e di stipula di nuovi contratti) si avvicina.
Anche io seguo il
calendario agricolo, nel senso che se potessi mettere a zappare Diegoarmando e
Giggirriva lo farei già volentieri, almeno saprebbero come utilizzare le loro
inesauribili energie fisiche.
In spregio alle elementari regole educative dei pedagoghi dall’antica
Grecia in poi, ma soprattutto delle nonne gelose del tempo dei nipotini,
qualche volta io e l’ingegnere cattocomunista ci tratteniamo in spiaggia per un
panino.
Facciamo, insomma, quello che molte famiglie fanno abitualmente, non
per questo condannando i figli al melanoma o alla congestione (per quella
aspettiamo l’età adulta, la birra ghiacciata e il tuffo in mare, seguito da
stupore generale: “forse non aveva aspettato proprio tre ore per fare il bagno?”). Con un pò di buonsenso e sana pedanteria genitoriale (ehm...) tutto si può fare.
Diegoarmando nuota con i suoi occhialini gialli, Giggirriva guarda
pensoso l’orizzonte interrogando se stesso e gli altri sulla caducità della
vita dei pesci (è il momento, mi ripeto. Non
diventerà un filosofo né tantomeno un intellettuale, no no).
Entrambi
calciano il pallone di sinistro, come i loro veri omonimi.
Nel tardo pomeriggio
ci avviamo verso casa della nonna, un rifugio fresco e accogliente.
Infatti lei ci aspetta sulla porta, come in un film di Sergio Leone. Cos’è
questa musica in lontananza? Sembra Morricone, ma so che invece per stasera è
prevista una specie di karaoke, boh! Lei sorride, dolcemente, e accarezza la testa dei nipoti.
Ci facciamo la doccia, nel dolce tepore del pomeriggio che si spegne. Cosa c’è di pasta? domandano i ragazzini
all’unisono.
La Nonna lo guarda, lo accarezza ancora (ma non le verrà un crampo alla mano?) e guardandoci si lamenta, sommessamente
ma con incrollabile disprezzo per questi genitori snaturati, più una dell'altro, naturalmente: “Senti qua…ha tutta la manina raggrinzita…”
[Giggi? Ma se pesa venti chili, è
un toro!]
"Tutto il giorno al mare, mah...!", puntualizza.
[Eh, ma i bimbi si divertono, al
mare…hanno perfino imparato a nuotare praticamente da soli, fanno apnea e
abbozzano lo stile libero…non è fantastico?]
Nonna, con quel sorriso da Gioconda che prelude a soavi stilettate: “Vabbè,
vorrà dire che diventeranno come i bambini degli zingarelli…svilupperanno
gli anticorpi!”
[….]
Ora, a parte che le nonne non vogliono immaginare cosa può accadere a
livello igienico nelle scuole materne, al parco, al mare e in generale nella vita quotidiana (e io preferisco lasciare che si cullino
nell’illusione che le maestre siano pronte a detergere il prezioso culetto dei
nipoti in ogni occasione e al minimo richiamo), ora:
in questa famiglia va fatto un ripassino sul concetto di divinità.
Spiego con la dolcezza che mi contraddistingue che a casa nostra non si
venera alcuna entità, figuriamoci due nani nemmeno cinquenni.
Vorrei far capire alle tenere nonne che rispetto il loro ruolo, ma anche
che la schiavitù è un passo indietro per l’umanità e soprattutto per l’equilibrio
domestico, perché poi costringe me e l’ingegnere a mefitici
spiegoni educativi e sanzioni da Guantanamo (così vengono interpretati dalle
nonne la proibizione delle caramelle e un orario definito in cui andare a
letto).
Infine, vorrei esprimere la mia convinzione che l’autonomia e il fare da
soli sono la maggiore gratificazione possibile per i bambini, senza l’onnipresente
e castrante supervisione degli adulti.
Ancora una volta rifletto sul passaggio tra le generazioni: le nostre madri, nella maggior parte dei casi, vivevano la maternità come l'esperienza centrale della vita, totalizzante e gratificante, e mediamente mescolavano ansia e abnegazione in un mix letale dal quale noi madri imperfette ci stiamo riprendendo solo ora (forse). Allo stesso tempo, fa molta tenerezza e allegria vederle riattivarsi all'istante in presenza dei loro nipoti miracolosi.
Vorrei esprimere tutto questo. Invece sorrido educatamente e rispondo: “Ma
dai, esagerata…hanno fatto anche un bel sonnellino…”
Niente.
L’espressione incarognita della Nonna non fa presagire nulla di buono:
chiamerà il Telefono Azzurro per sfruttamento balneare dei nipoti e attentato
alla loro salute?
Meno male che tra un po’ sarà tutto finito e potremo riprendere con le
dosi massicce di pasta al forno, coppa stagionata, caponata e torta di mele.
Buona domenica a tutt*
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