Nella mia cassetta della posta arrivano, talvolta,
cose interessanti.
Come il volantino di cui vi posto la foto: è la pubblicità
di una scuola privata (la più grande d’Italia!) con diverse sedi sul territorio
italiano. Anche in Sardegna, dove la la dispersione scolastica arriva al 36,2% contro la media nazionale del 27%. Siamo
messi bene, dunque, e non sembra necessario quello strillo a centro pagina:
NON GIOCARE PIU’ CON IL TUO TEMPO! RITIRATI!
…., RITIRARTI E’ UN TUO DIRITTO!!! PERCHE’ RISCHIARE!!
(ehm.
Qui forse ci sarebbe voluto un punto interrogativo. Bah, piccolezze a paragone
del diritto fondamentale di ritirarsi
da scuola).
E
niente, tutto perfettamente legale, ovviamente. Una nota in basso precisa che “i titoli di studio rilasciati hanno lo
stesso valore legale di quelli rilasciati dalla scuola pubblica”, ma in
compenso “con noi puoi diplomarti in
tempi brevi”. E il prezzo lo fate voi!
Quindi,
ricapitolando: con questa scuola paghiamo dei soldi (a nostro piacimento), e abbiamo la garanzia di essere promossi. Il messaggio è dunque che il titolo di studio
basta pagarlo, e perché sprecare il nostro tempo (a studiare, suppongo, oppure
in un corso di studi normale, di 4 o 5 anni)? Io mi chiedo soltanto, pur non avendo dati sottomano: quante probabilità ci sono che un ragazzo incoraggiato a ritirarsi da scuola, a 14/15 anni (è l'età più frequente), o nemmeno ostacolato, riprenda poi a studiare qualcosa, e cosa? La dispersione è spesso frutto di percorsi anche esistenziali accidentati. Possibile che ancora funzioni il messaggio che si possono fare 2, 3, 5 anni in uno e che la cosa sia normale e utile?
Sul tema dell’abbandono
scolastico l’indicatore utilizzato per l’analisi del fenomeno in ambito europeo è quello degli early
school leavers (ESL) con cui si prende a riferimento la quota dei giovani dai 18 ai 24 anni d’età in possesso
della sola licenza media e che sono fuori dal sistema nazionale di istruzione e
da quello regionale di istruzione e
formazione professionale. ("Fonte: MIUR - Ufficio di Statistica";
"Fonte: elaborazione su dati MIUR - Ufficio di Statistica").
Hanno quindi lasciato la
scuola dopo la terza media, che, lo sappiamo già, è il titolo di studio più diffuso in Sardegna; io stessa, lavorando
al Censimento generale della popolazione 2011, ricordo perfettamente lo stupore
tipico dell’anima bella che è abituata a frequentare suoi “simili”,
scolasticamente parlando, nel constatare quanti nati negli anni Settanta non avessero la licenza.
“Eh, non c’aveva
più voglia”, argomentavano le signore mentre controllavamo insieme il
questionario delle famiglie, riferendosi al figlio burricco. E ritirarsi, appunto, era
un suo diritto. Chissà che ne pensa oggi, a quasi quarant’anni? E gli/le
sarà convenuto non “giocare più con il tempo”, stando a scuola, e facendo nel migliore
dei casi un corso professionale o sostitutivo in una scuola privata?
In Italia la dispersione scolastica, non per
ripetermi, è di circa il 27%. Secondo il
programma “Europa 2020”,
cioè la cosiddetta “Strategia di Lisbona”, i paesi membri dovrebbero ridurre il
tasso di dispersione scolastica al 10% entro il 2020.
Forse, come diceva quella
mia amica, per riuscirci bisognerebbe girare i bar uno per uno per recuperare is oreris, gli scansafatiche. In
alternativa, c’è sempre Lourdes, o una scuola privata con 100% di promossi (e il prezzo lo fai tu!)
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