Come ha detto una volta una carissima amica, a Cagliari c’è una
sorprendente concentrazione di giornalisti. Non solo qui, ovviamente: l’Italia
è piena di persone che anche facendo altro in realtà vorrebbero fare questo lavoro.
Cioè, magari erano atlete di scherma o principesse o soubrette,
per dire, e invece di seguire uno di questi sogni legittimi e standard (almeno
per quanto riguarda le ultime due), ecco che a un certo punto, POF!, dichiarano
che vogliono fare la giornalista.
Ussignùr. State attenti, dunque: forse anche
il vostro amico/a che fa l’idraulico o l’insegnante o qualsiasi altra cosa in
realtà è affascinato da questa professione.
E voi non ve ne state accorgendo, e
ad un certo punto sarà troppo tardi per liberarvene: magari l’avete già
sposato/a, per dire.
Ma ci sono qua io, e voglio aiutarvi! Perchè non sempre le caratteristiche tipiche dell'aspirante (o praticante) sono sostenibili, eh. Magari all'inizio sì, ma poi tutti hanno voglia di fare cose normali.
Ecco cinque segnali
importanti da tenere d’occhio (o ai quali rassegnarvi, se ormai la frittata è
fatta):
- Il
giornalista medio legge più del normale. Fin da piccolo tende a impegnare
somme consistenti della sua paghetta in riviste, libri, fumetti, ed è qualcosa
che può soltanto peggiorare. Quindi, se vostro figlio ha questa tendenza,
sappiate che invocare l’analfabetismo di ritorno non ha senso, e che è
meglio rassegnarsi, tanto ormai non lo potete dare indietro. Ed è bene non
disturbarlo/a quando legge, come si fa con gli animali quando mangiano. Io
ve l’ho detto.
- Parlano
molto, e vogliono che anche gli altri lo facciano. E’ una cosa tremenda,
particolarmente molesta: non esistono soliloqui nei giornalisti “medi”,
perché quelli arrivano con l’età avanzata o con l’avanzamento di carriera,
un po’ come con i professori universitari. Il giornalista che cova la
malattia o la sta, diciamo così, gestendo, vuole parlare di tutto e ha
bisogno di un feedback, anche se state semplicemente facendo colazione
insieme e voi non ne avete voglia. “Ma hai letto di…?”, “hai visto che…,
che ne pensi?”. Capisco che la modalità “intervista” spesso possa risultare
irritante, bisogna farci il callo. Segue, in ogni caso, raffica di domande.
Rispondete, tanto non molla e passa ad un altro argomento, saltando
dall’evoluzione del capitalismo al gossip sul calciatore.
- Il
giornalista è per sua natura indagatore, osservatore, subdolo. Anche
mentre siete da Bricoman o state stirando le camicie lui/lei vi osserva,
vi sta monitorando, vi tiene sott’occhio. Per capire i vostri sentimenti o
problemi e magari darvi una mano? Macchè, per scrivere un articolo o un
post sul suo blog. Non è che non vi voglia bene, è che per lui,
romanticamente, tutto è fonte d’ispirazione. Prendetela con filosofia e
sentitevi lusingati.
- Vogliono
essere aggiornati su quello che succede, costantemente. Non tutti si
appassionano ai telegiornali, men che meno si incattiviscono se non glieli
fate guardare/ascoltare (vale un po’ lo stesso discorso dei giornali).
Loro sì. A volte, mentre voi pregustate una bella passeggiata in campagna
per raccogliere asparagi, il soggetto/la soggetta sta solo pensando se,
lungo la strada, troverà un’edicola. La sindrome dell’aggiornamento
costante, per esteso, riguarda anche le attività ludiche: le serie
televisive, i trend del momento, perfino il bieco gossip. Non c’è speranza
di spegnere i soggetti con questo problema, quindi bisogna attrezzarsi.
Con due televisori, o con orari diversi. O lasciando perdere la campagna,
che poi alla fine ci sono troppi pollini che svolazzano.
- Diventano
improvvisamente dei moralizzatori da Inquisizione quando leggono o
ascoltano degli strafalcioni grammaticali. Ve ne accorgete presto, basta
osservarli: sono quelli che s’incazzano perché gli altri non si incazzano
per questa cosa. Cioè, per chi vuole essere giornalista va bene tutto:
sesso libero, droghe, calzini bianchi, tettoni rifatti, tanto loro sono
gente di mondo. Ma se sentono roba tipo “la telefono” o “quando
corichevamo”, impazziscono. E vi stressano, inutilmente. Non provate a
spiegare loro che sono peggio di Don Chisciotte, è inutile: annuite e
mostrate comprensione. Poi scappate.
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