Ricordo perfettamente
quel giorno: era estate, e sotto l’ombrellone la mia amica Giorgia mi rivelò
l’esistenza di Facebook. Io, da brava pigrona con la puzza sotto il naso, non
ci capivo nulla: una comunità? Boh…gente che si parla…che palle, ma allora è
una chat? Vabbè, proviamo.
Morale della favola: sarò
anche pigra, ma sono curiosa. Io sono diventata una utente del social, mentre
la mia amica è uscita quasi subito da Facebook, e come tutti gli ex è diventata
una moralizzatrice: “ è noioso, è troppo aperto, non c’è privacy, troppi
crastuli (pettegolezzi, Ndr), non serve a niente”.
Di queste affermazioni,
solo l’ultima è completamente falsa. Infatti i social – Facebook, Twitter e
Instagram per citare quelli più frequentati- sono un potentissimo mezzo di
comunicazione: peccato che in molti casi non se ne sia ancora capita la
potenza, le opportunità e i rischi.
Spesso tendiamo a
moralizzare: ma sei sempre su Facebook! , proprio come facevamo con gli SMS,
prima, o come mi è sempre stato detto, dai 7 anni in su, ogni volta che riuscivo a ritagliarmi qualche
minuto per leggere (i giornali, i libri: mica lo sterco del demonio, cioè lo
smartphone).
Il punto è che,
ovviamente, ci vuole equilibrio in tutto. E’ anche il fatto che può capitare di
incrociare e conoscere persone assai interessanti, come è capitato molto spesso
a me nell’ultimo anno, trovare notizie e contenuti che sono fonte di
ispirazione, e poi si possono fare diverse cose contemporaneamente.
Compresa la
selezione dei propri contatti, e il disvelamento della personalità di molti. I
social sono infatti un formidabile specchio di noi stessi, e costruiscono parte
della nostra cosiddetta reputazione (o immagine, chiamatela come volete). Ci rendono
umani, e questo i politici più svegli
l’hanno capito bene (vedi il caso Renzi), creano comunità e “fama” (non a caso
su Twitter gli “amici” di chiamano “followers”, seguaci).
Tutto meraviglioso
allora? Ovviamente no: ci sono anche casi di Internet Addiction (curata anche
in Italia), di storture e meccanismi perversi ben raccontati nel saggio di
Arduino - Lipperini, “Morti di fama”. Ci sono casi di noia mortale, anche: ma
per quelli basta saper selezionare, vivaddio.
E l’attenzione che si
deve prestare alla “viralità” dei contenuti? E il rapporto dei giovanissimi, ma
ancora di più quello degli adulti non “nativi digitali” con questo strumento? E
il parossistico effetto “selfie”, che non è solo quello delle foto ma anche
quello della scrittura, per cui ci si espone spesso avventatamente senza capire
che Internet è eterno? E le bufale
condivise senza nemmeno averne letto il testo? E come la mettiamo con le
immagini?
Di tutto questo e molto
altro parleremo martedi 13 maggio per la 7 puntata de La Versione di Madry,
sempre su Radio X (96.8 Mhz, anche streaming e podcast), con un ospite che ne
sa, molto: Davide Cabras. Questo è il suo blog e qui alcuni dei suoi post
più interessanti:
Stay tuned!
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