E’
primavera, la Natura si risveglia. Anche il Comune di Cagliari, con una
selezione per i cosiddetti “cantieri comunali”: cioè delle selezioni di
personale a tempo determinato che- mi dirà poi l’impiegata de Centro Servizi
per il Lavoro- sono fatte per
contrastare la disoccupazione.
Otto
impiegati “di concetto”, titolo di studio richiesto diploma di scuola
superiore, e pure degli archivisti con qualifica e licenza media (questa poi
non l’ho capita).
E cosa
fai, non ti precipiti al CSL? Certo, visto che per noi, quelli della mia
generazione, i Centri come questo sembrano essere l’unica via proposta dalla
politica.
Io sono ligia al dovere e quindi preparo il mio risibile ISEE (indicatore
situazione economica equivalente), la domanda e vado.
Alle ore
11 ci sono 109 persone in fila: alla fine della mattinata arriveranno a 125.
Ieri, mi dice la stessa impiegata, hanno finito alle 14.30 di raccogliere le
domande. Che poi finiscono in una graduatoria, dalla quale il Comune chiamerà i
primi nomi (di solito in misura doppia rispetto al numero di personale
richiesto, in questo caso 16) per la selezione.
Attendo,
ovviamente, per ore. Altrettanto ovviamente osservo: per queste selezioni per
diplomati e licenza media ci sono persone giovani, nel senso che intende
l’Europa (fino ai 24 anni) o i governi nazionale e regionale (fino ai 29 anni,
viste le misure fin qui proposte)?
Ma neanche per sogno! Siamo tutti
abbondantemente sopra i 30, molte facce oltre i 40.
Confermiamo
empiricamente, quindi, i numeri Istat, per cui i disoccupati adulti sono quasi
quattro volte quelli davvero giovani.
Eppure,
sui media, le persone che osservo in questa mattinata particolare non appaiono
mai. C’è molta preoccupazione per i 15-24 enni, quelli che fanno i titoli e le
promesse elettorali, le quali generano confusione nell’opinione pubblica.
La stessa
impiegata- una signora gentile e disponibilissima alle domande che una bizzarra
e curiosa signora di mezza età le sta facendo da quando è riuscita a guadagnare
la porta dell’ufficetto- mi conferma che “qui viene quasi soltanto gente
grande, adulta”. Per contrastare la disoccupazione, chioso io dolcemente, ci vorrebbero misure più radicali. Tipo affidarsi ai santi.
Ripenso alle mie domande in campagna elettorale su cosa si
intendesse fare per la disoccupazione adulta, ripenso alle vaghe risposte sui
Centri per l’impiego e sulla formazione. Il mio ISEE da lavoratrice con
famiglia è troppo alto, mi dice sconsolata l’operatrice, mi toglie punti. Il
fatto che abbia un titolo di studio superiore a quello richiesto non sembra
contare (e giustamente, aggiungo- altrimenti continuano a confondersi le linee
di intervento, ammesso che esistano).
Ora mi
chiedo cosa può fare un/a laureato in Sardegna, più vecchio di 29 anni, che
cerchi lavoro. Mi chiedo che formazione gli/le si possa offrire, per fare cosa
e dove. E quando, soprattutto.
E lo
chiedo anche a voi che leggete.
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