La domenica della Sora Franca/La prova costume si avvicina: “Mamma, perché hai le cosce gonfie?”



E’ domenica, ma è anche, o dovrebbe essere, una nuova primavera. Gli alberi fioriscono, e così anche i neuroni di Diegoarmando e Giggirriva, 4 e ½. 
E’ tempo di nuove scoperte, di una inesauribile curiosità e di continue domande, spesso serenamente evitabili. Tipo questa, di Giggi che sulla porta di casa mi esamina perplesso le cosciotte: “…mamma, perché hai le cosce gonfie?”.


In un attimo la vita mi passa davanti: cellulite che avanza e peggiora, legge di gravità che mette a dura prova l’interno coscia, una lieve nausea al pensiero di dover limitare, prima o poi, i carboidrati. Come faccio a spiegare al piccolo innocente che l’unica soluzione al gonfiore ormai è Lourdes?

Lo guardo, lui ricambia lo sguardo, aspettando una risposta. Il tempo passa, siamo in ritardo. Ci viene in soccorso Diegoarmando, sempre 4 e ½, che con passione filologica corregge il fratello: "non sono gonfie, sono grosse".


Grazie, che altro dirvi? Ah, sì: che la cosiddetta “prova costume” è una scemenza, perché alla fine siamo tutti beatamente imperfetti e diversi dentro e fuori. E andiamo bene proprio per questo, a meno che non si sia appassionati di magrissime con le tettone o di maschi di età indefinita col fisicone o peggio con le sembianze adolescenziali alla Twilight.



L’essere piacevoli o attraenti è un’altra cosa, mi sa: c’entra in qualche modo anche l’indulgenza (o accettazione) verso il proprio corpo, cosciotte “gonfie” comprese, o anche semplicemente il fatto che dopo un po’ questi discorsi (mi) annoiano mortalmente e passo ad altro. Sarà perchè mi amo (cit.)? 
Fatto sta che le fissazioni, soprattutto quelle irrealizzabili, dopo un pò mi stufano;un po’ come i bambini, insomma, ipercinetici nei movimenti del fisico e dei neuroni.



Insomma, l’ho presa bene questa osservazione del ragazzino, col mio consueto sense of humour: ecco perché due giorni dopo, in occasione della festa di Sant’Efisio, ho portato entrambi i nani quattrenni in processione dietro al cocchio del santo, da Villa San Pietro a Pula.

A piedi. Distanza, circa 2 km. e mezzo, percorsi con spirito salutistico, chissà mai che non aiuti il drenaggio dei liquidi e diminuisca il “gonfiore” delle famose cosce?


Mentre Leonardo, con la sua vocina stentorea, si fa notare durante le pause delle preghiere con domande pertinenti quali: “mamma…ma Sant’Efisio è un guerriero o una statua? Perché se è una statua non è mica vero!”, e simili, Giggirriva, dopo un po’, si stufa di osservare e di schivare le enormi cacche dei buoi per la strada e comincia a lamentarsi: “uffaaa….mi fanno male le gambe! Ma quanto manca? Ma è lontanissimo! Dov’è papy? Le gambe…mi fanno male le gambe!”.


Le signore intorno mi guardano un po’ male, ma che importa? Sento che la circolazione venosa sta riprendendo!


Faccio quindi osservare all’adorabile nanetto che camminare è bello, stiamo facendo una passeggiata e soprattutto, essendo in mezzo alla Statale 195, non abbiamo altra scelta se non arrivare a destinazione. La sceneggiata napoletana continua ancora per un po’, inutilmente. Comincia a scendere una pioggerella sottile.

Domani (sabato, NdR) sarà mica difficoltoso fare l’altra passeggiatona dietro al Santo, in spiaggia? Che si sa che camminare sulla sabbia aiuta, e la prova costume è vicina.


Peace& love, e buona domenica a tutt* 

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