Essere antifascisti oggi. E’ anacronistico? Io credo di no. Ogni tempo
ha il suo fascismo, che è atteggiamento individuale e collettivo nella vita di
ogni giorno, strumentalizzazione delle difficoltà di un Paese, cinico utilizzo
della comunicazione.
E’ anche e soprattutto intolleranza per il diverso, dove
questo aggettivo indica chi vive per scelta o destino in maniera differente –
poveri, emarginati, stranieri, antagonisti politici e perfino le donne,
talvolta. Il fascismo moderno, come quello classico, semplicemente odia chi la
pensa in maniera differente.
Di conseguenza non tollera la critica, i pungoli,
perfino l’ironia; ha spesso facce brutte e parole schifose, cerca di
convincerci che l’ “homo homini lupus”
è necessario o addirittura giusto, che il modello vincente è solo uno. Pratica
spesso l’arte del “benealtrismo” e dei “distinguo” (es. “non sono
razzista/sessista ecc., ma…”, oppure “eh però, anche i partigiani ne hanno
combinate”). Cerca, insomma, di appiattirci tutti in un solo standard.
La
differenza (soprattutto di pensiero o di stile di vita) non è ben accetta ma
contrastata in maniera più civile di un tempo, diciamo. Ma spesso ugualmente
“fascista”.
La partita si gioca tutta sul futuro, sui piccoli di oggi: sta a noi
educarli all’anti-fascismo, cioè a una visione del mondo e degli altri etica e
inclusiva, non violenta, respingente di ogni tentazione di furbizia,
prevaricazione, paraculismo senza limitismo.
Perché il vero antifascismo oggi,
mi sembra, sta in quella frase che ho sempre amato: “non mi avrete mai come
volete voi”. E ognuno di noi ha capito benissimo chi sono i “voi”.
Ecco perché è ancora necessaria: ora e sempre Resistenza!
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