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Mentre il nuovo
governo sardo festeggiava con il Consiglio regionale l’entrata nei ruoli che
cambierà in tanti sensi la vita dei loro componenti, le istituzioni italiane si
sono fatte vive negando ancora una volta ai Sardi la presenza in Europa (i
siciliani continueranno a gestirsi i
nostri voti) e rifiutando una qualche
convenienza alla presenza della Saras a Sarroch (le accise). Su entrambi i
punti Pigliaru tace, mentre Paci concorda con Roma. Tra qualche giorno la
relazione programmatica del Presidente comunicherà al Consiglio le proprie
intenzioni per i prossimi cinque anni e, forse, ne sapremo di più.
Altre
notizie da Terramanna (il Continente): al referendum per l’indipendenza del
Veneto hanno votato più di un milione di elettori – evidentemente concordandovi
– mentre Matteo Renzi annuncia per questo venerdì l’inizio del dibattito sulla
trasformazione del senato della repubblica. Se tutto andasse bene, nelle sue
intenzioni, tra due/tre mesi le riforme istituzionali sarebbero cosa (quasi) fatta.
Va da sé che anche i Lumbard partiranno con il loro referendum, probabilmente
seguiti da ulteriori imitatori.
Ovviamente
… dai nostri . Il PSd’Az promuove anche per i Sardi il referendum per la loro indipendenza,
proprio in contemporanea con un convegno del PD, a Cagliari, che spiega le
riforme istituzionali … italiane.
Che ne
sarà di tutte le proposte venute in campo a partire dall’inizio (1978) della
lunga crisi delle istituzioni della prima autonomia?
Le
risposte risultano evidentemente urgenti e toccherà a Pigliaru dirci se a
questi tema intenda offrire un indirizzo di governo o, invece, voglia lasciare
l’argomento del tutto in mano al
Consiglio. La Sardegna riparte da zero, i problemi si accumulano.
Cito Vito
Biolchini, che esprimeva qualche giorno fa i seguenti interrogativi: “il Pps di Cappellacci verrà ritenuto nullo? E il piano per
l’energia? Il progetto della chimica verde avrà il via libera? Quando verrà convocata
l’assemblea costituente (a riguardo i sardi si sono espressi con un
referendum)? Che rapporto avrà la Regione con il Qatar e il suo progetto? E le
servitù militari? E il bilinguismo? E la difesa della specialità dall’attacco
del governo Renzi?”.
Appunto: la risposta all’autonomia speciale della Sardegna si
aggiunge, per Renzi, ad altrettante urgenze portate, con ben altra forza e
decisione, in altre parti d’Italia.
Negli anni ’80, trent’anni fa, erano i sardisti ed i leghisti
a porre quegli interrogativi cui la sinistra rispose rinnovando il titolo V della Costituzione,
quello che l’accordo Renzi/Berlusconi vorrebbe mutare (presumibilmente) in
chiave centralista. Al contrario, il senato delle regioni, a composizione
paritetica come negli USA, veniva individuata allora come l’istituzione in
grado di offrire un nuovo senso ad uno stato italiano coerentemente federale.
Riuscirà, la fretta di Renzi, a bruciare questo possibile sbocco al ritorno
delle ‘indipendenze regionali italiane’?
In Sardegna la situazione dovrebbe essere diversa, altrimenti
motivata, più matura. Anche se l’esperienza e le prime timidezze starebbero lì
a dirci che al governo della Regione è andata la classe dirigente più tiepida
rispetto a questi temi e più disponibile a farsi carico delle compatibilità
centralistiche romane. Pigliaru ha indicato in una nuova e immediata
vertenza/entrate il terreno di confronto con il governo ‘amico’. Non gli sarà
facile ottenere risultati. Ma, congiuntamente alla messa in discussione del
patto di stabilità, tutti dobbiamo considerare nostra questa battaglia di cui il
Presidente è il legittimo capo e stratega.
Il Consiglio regionale deve mettersi a lavorare con lena sul
tema delle nuove istituzioni della Sardegna. Attraverso i propri organismi,
coinvolgendo il Consiglio delle autonomie, investendo direttamente il Popolo
sardo. Non c’è più tempo da perdere, occorre muoversi nella direzione del
referendum per l’indipendenza della Sardegna e per l’elezione dell’Assemblea
costituente del Popolo sardo.
Sa die de sa Sardigna del 2014 deve rappresentare
l’occasione di riconoscimento e di mobilitazione del nostro Popolo.Etichette: autonomia, bilinguismo, Consiglio regionale Sardegna, fondazione sardinia, francesca madrigali, francesco pigliaru, lingua sarda, metteo renzi, salvatore cubeddu, sardegna