“E’ la
nostra vita”. Non mi viene in mente altro, mentre con un’amica (Dio benedica
gli amici/le amiche, mi pare di averlo già scritto) parlo di quanto ci
sentiamo, a volte, “appesantite”.
Ognun* per un motivo, capiremo poi
analizzando in un’ora una decina di casi-studio come soltanto due ragazze
davanti a un cappuccino sanno fare. C’è quello/a che a quarant’anni fa ancora
l’adolescente e gli/le piace (e sorprendentemente piace anche agli altr*);
quella che ha famiglia e talvolta le stanno sulle palle il marito, i figli, i
nonni e pure le incolpevoli maestre; quell’altro che ha una compagna e non la
sopporta più, ma non sopportava nemmeno la solitudine. E quell* che combattono
sempre, altr* che non ce la fanno più o sono troppo pigri.
Un elenco
a metà fra lo Spoon River e Il cielo è sempre più blu, una pellicina
strappata che, rifletto ora, non fa nemmeno più male.
Soprattutto,
c’è la questione di un mondo che va in maniera assai diversa da come pensavamo andasse,
e che oggettivamente ci rende difficile la pratica della leggerezza, anche
estemporanea. Se lavori tutto il giorno, o su turni, il tempo di vita si
riduce, ma se non lavori veramente (o
se dalle tue attività non ricavi un reddito anche minimo), allora quello stesso
tempo di vita è gravemente compromesso, sia materialmente che, soprattutto,
psicologicamente.
Se rimani inerte, fermo, è anche peggio: non riuscire ad
esprimersi e fare cose che ci rendano felici uccide le persone, anche se
esteriormente non si vede subito.
Il
denaro, quindi, e il suo paradosso. Per molti non è (più) la cosa più
importante perché abbiamo capito che è sempre più difficile ottenerlo, ma allo
stesso tempo è fondamentale per
sopravvivere (e riuscire ad esprimersi, come sopra).
Ci
guardiamo, da una parte all’altra del tavolino, io e la mia amica: e a me non
viene in mente altro che questa frase banale: “ è la nostra vita,
(bellezza)”.Ossia, la vita della mia generazione. Persi i riferimenti
tradizionali dell’ “impiego” fisso, della “vita-che-va-come-deve-andare” per
cui all’impiego segue il matrimonio, i figli, una vita lunga e infine la
pensione, o anche nulla di tutto ciò ma comunque per libera scelta o casi
singoli della vita, quello che rimane sono la flessibilità e la pesantezza.
Passiamo
sulla terra pesanti, ecco la verità: oggi sono i soldi per le tasse, l’affitto
o il mutuo, per un viaggio che non riusciamo a fare, o la paura di non farcela,
quella di avere un figlio o anche no, la consapevolezza raggelante che oggi lavoriamo
ma domani chissà ed è successo già troppe volte, la convinzione che resteremo
soli o che vogliamo esserlo nuovamente. E’ successo soltanto a noi? No,
evidentemente. Sta succedendo a molti di noi, ora? Sì.
Forse non
siamo mai contenti? In realtà parecchie volte riusciamo ad esserlo, e con meno
di quanto ci avessero fatto credere certe convinzioni di un tempo lontanissimo,
in cui eravamo certi che le magnifiche sorti e progressive avrebbero funzionato
egregiamente per noi, e che il nostro ascensore sarebbe, pacificamente, salito
verso l’alto.
Dicendo
che questa è la nostra vita, intendevo semplicemente dire che questo è il tempo
che ci è toccato e che ancora non abbiamo bene decifrato.
E che dobbiamo
comunque farlo- più o meno bene a seconda delle giornate, in qualche modo, come
cantano gli U2, cercando una canzone da cantare ognun* nella sua “own company”. I'm
just trying to find/ A decent melody/ A song that I can sing /In my own company.
Cerchiamo di avere cura dei nostri “companions”, vocabolo non traducibile
esattamente in italiano: non è un “cerchio magico”, non sono solo gli amici,
sono le nostre relazioni, la nostra famiglia estesa, le cose che facciamo e come le facciamo.
Siamo
noi, con qualsiasi peso, in ogni momento.
I'm not afraid
Of anything in this world
There's nothing you can throw at me
That I haven't already heard
I'm just trying to find
A decent melody
A song that I can sing
In my own company
I never thought you were a fool
But darling look at you
You gotta stand up straight
Carry your own weight
These tears are going nowhere baby
You've got to get yourself together
You've got stuck in a moment
And now you can't get out of it
Don't say that later will be better
Now you're stuck in a moment
And you can't get out of it
I will not forsake
The colors that you bring
The nights you filled with fireworks
They left you with nothing
I am still enchanted
By the light you brought to me
I listen through your ears
Through your eyes I can see
And you are such a fool
To worry like you do
I know it's tough
And you can never get enough
Of what you don't really need now
My, oh my
You've got to get yourself together
You've got stuck in a moment
And you can't get out of it
Oh love, look at you now
You've got yourself stuck in a moment
And you can't get out of it
I was unconscious, half asleep
The water is warm 'til you discover how deep
I wasn't jumping, for me it was a fall
It's a long way down to nothing at all
You've got to get yourself together
You've got stuck in a moment
And you can't get out of it
Don't say that later will be better
Now you're stuck in a moment
And you can't get out of it
And if the night runs over
And if the day won't last
And if our way should falter
Along the stony pass
And if the night runs over
And if the day won't last
And if your way should falter
Along this stony pass
It's just a moment
This time will pass
Etichette: 40 anni, amicizia, ascensore sociale, companions, company, francesca madrigali, la mia generazione, lavoro, precariato, storie