I figli crescono. Evviva!
No, in questa casa non siamo di quelli che i figli li vorrebbero sempre
piccoli, che guardano con nostalgia ai neonati, che vorrebbero fermare il
tempo. No no!
A noi ci piace l’interazione, il dialogo continuo, il
chiacchiericcio in stereo. Sempre. Finchè non si ha l’impressione che le
orecchie stiano cominciando a sanguinare, un pò come quando ascolti qualcuno
che dice stupidaggini enormi.
La giornata comincia come
sempre: un bufalo di 18 chili che mi piomba addosso mentre dormo, cuore di
mamma, e un altro che segue a ruota. E si accende lo stereo: “E’
giorno? È ancora ora di dormire? Ci alziamo? Daiii, vi alzate? Ma oggi è sabatoedomenica
? dobbiamo andare a scuola? Papaaaaaààààà…..mammaaaaaaa… dai, vi alzate?”
Ci alziamo.
Comincia una lunga
domenica di sopravvivenza: Giggirriva, 4 anni e ½, ha un po’ di febbre ed è
infastidito dal suo primo dente nuovo che cresce, praticamente una zanna.
Mentre il padre gli spiega i fondamentali di Cenerentola, lui lo intervista sul
ciclo della vita: “e quindi lei è
diventata grande? E anche noi diventiamo grandi? E poi voi morite.” Ahò, senza nemmeno il punto interrogativo!
Gli enormi occhioni verdi
ti si piantano addosso con serenità, il piccolo bufalo cerca di aderire il più
possibile al corpo del padre, gli infila una mano sotto la felpa, perché tutto
quello che lui vuole è amore. Come tutti, in fondo.
Soltanto che i bambini non
hanno filtri, pregiudizi, complessi e ancora non conoscono la Rete e i social
network in particolare.
Ci sarà tempo per spiegare
ai piccoli nativi digitali che un passatempo apparentemente innocuo e asettico,
tecnologico e “freddo” come il Web suscita, in realtà, grandi passioni.
Talvolta anche grandi sofferenze: quelle di essere prima considerato,
benvoluto, apprezzato e quindi “amato” e poi, a volte, rapidamente superato da
altri, dimenticato. Poco “piacciato”, insomma.
Come nella vita reale,
solo infinitamente più veloce, iperstimolante, dritto ai centri del narcisismo
e della vanità che ognuno di noi possiede. A tutte le età.
Mentre rifletto sulla
disarmante trasparenza dei bambini, Diegoarmando disegna, insolitamente zitto. Il piccolo sopracciglio è perennemente alzato
in segno di disapprovazione: ieri sera siamo usciti senza prima consultarlo
e spiegargli dettagliatamente il nostro programma, e soprattutto senza
negoziare qualcosa in cambio.
Ci pensa sopra, e poi:
“voglio vedere un film, o un cartone!”. Segue spiegazione sulle modalità di
chiedere le cose, che andrebbe peraltro impartita anche a molti adulti. Non è
ancora ora, cerco di spiegare al nano polemico: dall’Antica Grecia a Tata
Lucia, lo sanno tutti che troppa televisione fa male ai bambini.
Diegoarmando
scoppia a piangere, un po’ per il film e un po’ per la motivazione: “tu mi
hai fatto piangere già tre volte!”, singhiozza. “Anche l’anno scorso (l’altro ieri, NdR) mi hai fatto piangere, e non è
giusto!”.
Eh, si sa che io sono una
che fa piangere i maschi, mi dico: soprattutto gli over 4. Il disappunto per
essere stato contraddetto e criticato è un altro punto fondamentale, ancor più
tra i grandi, amore mio. Sono loro che
vogliono essere amati, anzi adorati, e se li contraddici non la prendono bene.
Tu almeno piangi bene, con
stile. Tutto rosso in faccia, con enormi lacrime rotonde che immediatamente si
asciugano, tipi statuine piangenti ma al contrario, non appena ventiliamo la
possibilità di vederli più tardi, i cartoni.
E quindi? Quindi, da una
astuta lacrimona sul suo faccino paffuto, ho capito non solo che Diegoarmando
sarà un formidabile comunicatore, ma anche tutti, proprio tutti, desideriamo
solo una cosa: essere accontentati, approvati,
amati e apprezzati e riconosciuti dagli altr*, a seconda delle diverse
età. Ed è normale. L’importante è capirlo- e soprattutto, saperlo restituire.
In un angolino, Giggirriva
accarezza la nuca di suo padre che disegna, lanciando ogni tanto un gorgheggio
di felicità a ultrasuoni: forse la febbre sta scendendo, e comunque è domenica.
Buona giornata a tutt*:)
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