Oltre che su questo blog, il mio articolo viene pubblicato anche sui siti Fondazione Sardinia, Tramas deAmistade, SardegnaSoprattutto, Aladin Pensiero, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog di Vito Biolchini, Enrico Lobina e RobertoSedda.
I lavoratori di Sardegna Uno sono ormai in sciopero da oltre cinquanta
giorni. A differenza di tante altre mobilitazioni che costellano il
nostro disastrato scenario economico e sociale, la loro non fa notizia
se non nella misura in cui si rende platealmente evidente.
Da qualche giorno è on line il sito “Chi vuole spegnere l’informazione?”, ideato dal fotografo Nico Massa che
ha ritratto i giornalisti e operatori dell’emittente con un cerotto in
bocca: “C’è qualcuno che disprezza i giornalisti liberi”, recita una
didascalia.
C’è qualcosa che rende indigesta la coraggiosa protesta di una
redazione che chiede il pagamento di sei mensilità arretrate e che
contesta i tredici licenziamenti (su 27 dipendenti in organico) disposti
dalla proprietà. Non solo perché parlare di libertà di stampa vuol dire
parlare di tutte le libertà (e questo potrebbe essere per alcuni
rischioso) ma anche perché l’informazione isolana sarebbe costretta a
mettere in discussione se stessa e le regole che la governano: troppo
pericoloso.
Ma c’è anche un altro elemento che costringe la vertenza Sardegna Uno
ad essere una notizia “a metà”: la presenza di un imprenditore che,
secondo i lavoratori, avrebbe contribuito a provocare la situazione di
crisi dell’emittente: stiamo parlando di Giorgio Mazzella, attuale presidente della Banca di Credito Sardo.
Da qualche mese Mazzella ha ceduto la tv e
formalmente l’editore di Sardegna Uno non è più lui: suscita però più di
un interrogativo il fatto che il passaggio delle quote della società
sia costato ai nuovi proprietari appena 4000 euro.
Sardegna Uno ha sempre avuto un ruolo importante nel panorama informativo regionale e proprio l’acquisto da parte di Mazzella aveva fatto sperare in un rilancio dell’emittente: è avvenuto esattamente il contrario.
Gli anni della sua gestione sono stati contrassegnati da scelte
editoriali discutibili (ricordo solamente l’episodio che segnò la
chiusura del programma di Giacomo Mameli, avvenuta
perché l’editore, in una puntata dedicata al precariato, aveva “chiesto”
al giornalista di non ospitare l’allora segretario regionale della Cgil
Gianpaolo Diana) e da rapporti con la redazione
certamente non improntati al rispetto del ruolo dei giornalisti e della
loro professionalità e deontologia.
Per questo potremmo dire che la crisi economica poi sopraggiunta è
stata come una febbre capace di mettere a rischio la vita di un soggetto
già fortemente malato: l’esistenza di Sardegna Uno è oggi appesa ad un
filo.
Eppure di Mazzella non parla nessuno. Tutte le
redazioni hanno espresso solidarietà ai colleghi, ma le testate
(soprattutto quelle con le spalle più larghe, come l’Unione Sarda e la
Nuova Sardegna) si sono finora ben guardate dallo scrivere una bella
inchiesta sull’imprenditore e sul suo ruolo nella crisi dell’emittente.
Questa vicenda non meriterebbe forse di essere approfondita? Perché non
raccontare in che modo Mazzella ha gestito la testata? E poi, chi è Mazzella?
In quali ambiti economici opera? Perché è stato nominato presidente del
secondo istituto di credito isolano? E quali risultati sta ottenendo?
I due quotidiani tacciono, come se quella di Sardegna Uno fosse una
vertenza minore. Oppure ci sono argomenti che non possono essere
trattati, personalità che devono stare lontano dai riflettori della
critica pubblica? Ma non è forse “di ciò che non si può parlare che si
deve parlare”?
La storia di Sardegna Uno è emblematica della situazione
dell’informazione in Sardegna, ormai in caduta libera. A rischio non ci
sono solo i posti di lavoro di tanti professionisti ma la capacità
dell’isola di raccontare se stessa, di riflettere su se stessa, di
prendere coscienza della sua collocazione attuale nella storia e nel
mondo attraverso una pratica (quella del giornalismo) che consente di
riportare ad unità tutte le storie e tutte le vicende che la
quotidianità fa emergere. È vero, grazie ad internet oggi circolano
molte più informazioni: ma “l’informazione” è un’altra cosa.
Senza organi di informazione sani, la Sardegna regredisce
paurosamente. L’Unione Sarda e la Nuova Sardegna stanno progressivamente
perdendo la loro identità di quotidiani regionali, l’impegno della Rai è
quantitativamente inadeguato, l’emittenza televisiva e radiofonica
conosce una crisi senza precedenti, le testate on line stentano a
decollare.
Come si è potuti arrivare a questo punto? Responsabilità diffuse: i
giornalisti hanno perso la capacità di lottare e ragionare come una
categoria unita, gli imprenditori non hanno mai visto nel settore
editoriale la possibilità di fare business e contemporaneamente
contribuire alla crescita della società sarda. La politica invece ha
lasciato che la situazione degenerasse, impedendo che il pluralismo
fosse un obiettivo possibile e non una parola vuota da pronunciare
mentre concretamente forze politiche di ogni schieramento lavoravano per
rafforzare l’oligopolio dell’informazione.
La Sardegna attende da tempo un nuovo statuto di autonomia. Saremmo
capaci di andare oltre il dettato dell’articolo 21 della Costituzione
italiana che si limita a riconoscere che “tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e
ogni altro mezzo di diffusione” e finalmente affermare solennemente che i
sardi hanno il diritto ad essere informati da un sistema di testate
plurale e libero da ingerenze politiche ed economiche?
Quella di Sardegna Uno è la battaglia decisiva per l’informazione
nell’isola: se si perde, ricostruire dalle macerie sarà difficilissimo.
Post scriptum
Domenica
16 marzo, a partire dalle 22.30 ai Sette Vizi, presso la Mem in via
Mameli a Cagliari, è in programma la "Festa della stampa solidale":
musica, spettacolo, poesia e soprattutto solidarietà a favore dei
lavoratori di Sardegna Uno. Siamo tutti invitati.
Vito BiolchiniEtichette: banca di credito sardo, francesca madrigali, giorgio mazzella, giornali Sardegna, informaizone, sardegna uno, stampa, vito biolchini