Oltre che su questo blog, il mio articolo viene pubblicato anche sui siti Fondazione Sardinia, Tramas deAmistade, SardegnaSoprattutto, Aladin Pensiero, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog di Vito Biolchini, Enrico Lobina e RobertoSedda.
Le elezioni
per il rinnovo del consiglio regionale si sono concluse con la vittoria della
coalizione di centrosinistra guidata dall’economista Francesco Pigliaru. Una
campagna elettorale breve, giocata forse per la prima volta in maniera
strategica sui social network e la Rete, oltre che, naturalmente, sul
territorio. I principali avversari sono stati – e saranno ancora, se il
progetto Sardegna Possibile si svilupperà ulteriormente in vista delle future
amministrative- il centrodestra raccolto intorno a Ugo Cappellacci (al 39,65%
con 292.395) e appunto il movimento guidato da Michela Murgia (10,30% con
75.981 voti). Gli altri competitors –
Movimento Zona Franca allo 0,82, Fronte indipendentista Unidu con 1,03 , Unidos
con 5,72% - hanno raggiunto risultati più modesti, ognuno comunque
significativo a suo modo.
Prima e durante la campagna elettorale, la situazione complessiva della
Sardegna è stata ed è tuttora
caratterizzata da problemi importanti e mai veramente aggrediti con forza–
disoccupazione, dispersione scolastica, infrastrutture, desertificazione
produttiva, incapacità di mettere le risorse a “sistema”- che hanno dato alla
campagna e allo scenario successivo un carattere “emergenziale”: prima
nell’evidenziare le questioni risolte o irrisolte dalla Giunta precedente, poi
nella complessa individuazione delle priorità attuali, infine nelle enormi
aspettative verso il nuovo presidente.
Le note
vicende giudiziarie delle maggiori coalizioni di centrodestra e centrosinistra
hanno creato un clima favorevole al ricambio, se soltanto si saprà cogliere
l’occasione. Ma hanno anche, insieme alla presenza di un concorrente inedito
come Sardegna Possibile, favorito delle modalità di scontro politico che spesso
hanno trasceso nel “personale”.
Che certamente
in qualche modo è sempre “politico”, ma deve sempre essere “umano”. Cioè non
necessariamente gentile, ma corretto.
“Restare umani” (il riferimento è alla frase di
Vittorio Arrigoni, reporter ucciso a Gaza e riferita a contesti di ben altro
tormento individuale e di popolo) insomma si può e si deve.
Non perché è
giusto, o “buono” così, ma perché in qualche modo fornisce la “cifra” della
persona. Questione apparentemente superflua, in realtà si dimostra sempre più
importante ad ogni livello e soprattutto per un leader. E’ stato un fattore
determinante per la vittoria di Francesco Pigliaru, talvolta considerato poco
vivace e aggressivo, ma allo stesso tempo percepito come rispettabile e
competente, forse perfino più “affidabile” della sua coalizione. I 23. 409 voti
in più del candidato presidente rispetto alle sue liste sono un segnale da
considerare attentamente.
Il senso della
politica per la lotta aspra ma comunque correttamente centrata sulla politica
si è invece perso durante la campagna. Abbiamo assistito a delle manifestazioni
riconducibili più a una curva ultras da stadio che a delle elezioni regionali;
verrebbe da dire che talvolta i candidati- e molto più spesso i loro
sostenitori, ai quali i primi vengono
comunque accostati con conseguenti risultati sul piano dell’immagine- hanno
ceduto alla tentazione dell’immaginario berlusconiano da spettacolo del
Bagaglino, alle enfatiche modalità di espressione del pensiero grilline, alla
tentazione di strumentalizzare temi importanti come il sessismo e le questioni
di genere.
Non credo ci
siano state forme di misoginia o di sessismo acuto verso le due donne che a diverso titolo hanno
caratterizzato la campagna elettorale, e cioè Francesca Barracciu per il
centrosinistra e Michela Murgia per Sardegna Possibile. Si tratta di due
persone che sono anche “personaggi”, per le vicende politiche o professionali
precedenti la candidatura. Mostrano un temperamento forte che ovviamente
produce forti simpatie o antipatie nell’opinione pubblica. I “passi indietro”,
ove richiesti, o i pessimi commenti da osteria sull’aspetto fisico possono
essere letti come manifestazioni della consueta avversione alle novità e ad una
mala-educazione e aderenza a un sistema generale di (dis)valori basato
sull’estetica.
Interessante,
invece, l’osservazione scandalizzata di alcuni/e sulla ferocia della critica
femminile alle donne: come se queste ultime fossero, appunto, una specie a
parte che per mere questioni biologiche non dovrebbe attaccare mai le proprie
simili (ed è speculare alla singolare convinzione che per riequilibrare la
rappresentanza politica le donne dovrebbero votare le donne in quanto tali).
E dopo le elezioni? C’è in Sardegna una enorme aspettativa
per quella che sarà la squadra di governo del nuovo presidente, e una scia di
polemiche che attraversa le analisi del voto.
Come si può “restare umani”? Con le scelte
politiche: il che significa non solo un approccio inclusivo a tutte le
fasce della popolazione, ma soprattutto una maggiore aderenza alla realtà della
Sardegna, una indicazione forte per il bene comune, per la collettività di una
regione stremata dalle troppe emergenze. Soltanto le competenze e la conoscenza
della situazione “vera”, quotidiana, oltre ai numeri e prima ancora del
complesso Risiko degli accordi partitici, possono fare la differenza. Etichette: elezioni regionali Sardegna, fondazione sardinia, francesca barracciu, francesca madrigali, francesco pigliaru, michela murgia, pd, restare umani, sardegna, sardegna possibile