Tutti
abbiamo bisogno di credere in qualcosa.
Nel mio caso, in qualcuno: il mio
pediatra. Un guru del pensiero, il mio personal
jesus, che ha sempre e immancabilmente ragione (non che io osi contestarlo,
eh) su tutto ciò che riguarda Diegoarmando e Giggirriva, 4 anni. Durante una
banale visita di controllo, il pediatra- uomo allampanato con un grosso nasone,
lo vedrei bene in Harry Potter- ovviamente visita anche i genitali (…eh?...) dei bambini. Quando è il turno
di Giggi, mi spiega come…come… (non mi
sento tanto bene), sì, insomma come…come lavare bene il bambino lì per evitare fastidi
vari.
Improvvisamente
mi si annebbia la vista: la maledizione della madre moderna mi cala addosso
trasformandomi in una mammoletta che ignora, fortissimamente vuole ignorare che
anche i propri figli maschi posseggano certi organi. Mi siedo, sentendomi pallida
e sudata, sulla sedia dello studio medico, mentre Diegormando da dimostrazione
della propria manualità: si fa così!
Non ricordo
molto altro: forse sono svenuta o forse è un mio vago ricordo. Un incubo, cioè.
Fatto sta
che il pediatra, salutandomi sulla porta, osserva freddo: “lei è dimagrita”.
No, sono solo distrutta.
E’
difficile restare indifferenti davanti all’idea che i propri teneri bambini un
giorno cresceranno e magari saranno ossessionati dal pisello come quei deputati
della Repubblica(sic!) che ne fanno l’oggetto delle proprie esternazioni.
Mentre ci rifletto, mi compare davanti, come un ologramma, il solito gruppo di
pedagogisti che mi perseguita nei momenti critici: discutono del rivalutare il
ceffone forte, negli adulti, come strumento educativo. Mi sembra di intravedere
perfino la Montessori che discute con Don Bosco dell’uso di punizioni corporali
per certi bambini grandi e piuttosto maleducati, ma è senz’altro una mia
impressione, sono ancora sconvolta dalla scoperta che il p…il pis.., insomma,
quello, funziona. A pagu, però.
Torniamo
a casa. Mentre io e Giggirriva ci mettiamo i rispettivi pigiami, ecco che lui
per un momento abbandona il solito Cantico dei Cantici o simili che sta
probabilmente elaborando nella sua testolina sognante e mi chiede a bruciapelo,
indicandomi il torace: “ma quelle sono le totte?”
Marò, ma
che ho fatto? Ma perché? Ma chi l’ha detto che “è difficile restare padri
mentre i figli crescono e le mamme imbiancano”?
E a
quanto è difficile per le madri, a loro non ci pensa nessuno?!
Buona domenica a tutt* :)
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