E’ finita. Domenica 16
febbraio, su 1.480.332
aventi diritto hanno votato soltanto 774.031, il 52, 28%. Un sardo su due non
ha votato. Questa è il primo risultato di queste elezioni regionali, che merita
una analisi a parte.
Intanto, però, ho voglia di farmi voler bene e procedo subito a qualche ennesimo consiglio non richiesto, per chi ha vinto e chi ha perso, e soprattutto per chi ha votato:
Coalizione di
centrosinistra: Francesco Pigliaru è il nuovo presidente della Regione, con
ventimila voti di scarto rispetto al centrodestra di Ugo Cappellacci. Non me ne
vogliano gli amici del Pd, ma la sensazione è che gente abbia votato lui, non
il partito compromesso da mesi di isteria, indagati nelle liste, di reazioni
deboli davanti agli avversari, soprattutto quelli nuovi. Il professore (che poi
mica sarà solo questo nella vita, no?) quindi ha fatto il miracolo. Ora però,
come tutti gli eventi prodigiosi, va verificato.
Aspettiamo quindi
l’apparizione degli assessori, stando con gli occhioni bene aperti. Perché se
dovessero comparire “corpore praesenti” alcuni nomi che ho sentito, allora
scatterebbe l’invocazione per la giustizia divina: GCM*!
(*gesucristumiu, versione locale e identitaria di OMG, OhMyGod…)
CONSIGLIO: chi vi ha
votato si aspetta grandi novità, fa bene Pigliaru a dirsi un po’ “preoccupato”
(sentita ieri, NdR). Quindi, mi raccomando la squadra: dai nomi si capiranno
subito le tendenze (e gli eventuali compromessi o la volontà di rottura col
passato). Se occorre, io porto il napalm per bonificare, prima.
Coalizione di
centrodestra: Ugo Cappellacci ha governato per cinque anni, e ha perso (non
rovinosamente). Il pesante dato dell’astensionismo ha pesato? Berlusconi che
straparla in ogni occasione inanellando una gaffe dietro l’altra ha influito?
Non saprei, a me l’elettore di centrodestra sembra sempre molto fidelizzato.
Bene, comunque, il fair play della telefonata tempestiva all’avversario, meno
bene il curioso abbandono del quartier generale a Cagliari, deserto già dai
primi sentori della sconfitta (nemmeno i giornalisti presenti sapevano chi
intervistare).
CONSIGLIO: I soliti:
moderare i supporters, soprattutto quelli che gridano all’avanzata “sovietica”,
comunista e culattona della sinistra. Ha vinto Pigliaru, che è un economista
renziano. Cioè, non risuonerà certo “Bandiera Rossa” in filodiffusione in tutti
gli uffici regionali, al massimo uno swing. Capito?
Sardegna Possibile: la
nuova formazione politica guidata da Michela Murgia ha avuto un risultato
(circa l’11%) inferiore alle aspettative, sia quelle dei sostenitori che degli
osservatori esterni. E’ comunque un dato interessante, che dimostra la volontà
dei sardi di una alternativa ai poli tradizionali e connotata in senso
identitario, ma non dura e pura come, ad esempio, quella proposta da Pierfranco
Devias.
Per i meccanismi delle
legge elettorale SP non mette alcun consigliere nel palazzo del potere, e un
po’ mi dispiace: ma sono appassionati e mediamente giovani, quindi “si
faranno”.
CONSIGLIO: non me ne
vogliano gli amici di SP, ma basta con questa storia della misoginia (?) nei
confronti di Murgia, che forse sono io sola a non vedere e che la danneggia
facendola apparire bisognosa di tutela in quanto donna (cosa che politicamente
non funziona). Andrei piano anche con la tentazione di mostrarsi continuamente
come i “nuovi”, i soli “puri” della situazione. Fa molto grillino, mentre forse
Sardegna Possibile è altro. Non so se meglio, ma altro.
Unidos, insieme di liste
capitanate da Mauro Pili: figura anomala, da decenni in politica, sembra
un’opera incompiuta. Schiena dritta, testa alta eccetera, per l’esclusivo
interesse dei sardi, che però (e questo è un dato trasversale) sembrano
relativamente sensibili ai richiami identitari tradizionali (es. Brigata
Sassari, occupazione simbolica della della Torre dell’elefante, cose così.
Mah). Bravo nella comunicazione, è andato discretamente (circa il 6%), e ha
lottato comunque come un leone. Misterioso.
CONSIGLIO: Forse riposarsi
un po’.
Fronte Indipendentista
Unidu guidato da Pier Franco Devias: un indipendentista vero, misurato, molto
iconico anche nell’aspetto. Molto “romantico” nel linguaggio: l’Italia è uno
Stato “coloniale”, noi dobbiamo riprenderci la nostra terra, insomma una
coerenza ammirevole in tutte le manifestazioni del pensiero, per cui ogni cosa
nell’intero universo obbedisce alla Sardegna maltrattata dagli invasori
stranieri (cioè italiani). Dei sardi che la maltrattano quotidianamente chi se
ne deve occupare, però?
CONSIGLIO: non cambiare
mai look, è fantastico così: non vedevo il maglione a collo alto da secoli in
un uomo giovane e pure piacente, diciamolo.
Movimento Zona Franca di
Gigi Sanna: non pervenuto. Anche quando invitato, non è andato in televisione
“per protesta” contro il boicottaggio mediatico ai suoi danni (…), e quindi non
so come valutarlo. Devo dire, però, che le liste che si richiamavano alla
famigerata “Zona Franca” sono andate malissimo, nonostante il baccano suscitato
intorno alla fantascientifica ipotesi.
CONSIGLIO: ripensarci. O
anche no. Boh!
E per gli elettori, me
compresa, un solo consiglio: mantenere quel sano equilibrio fra il cinismo (che
è solo distruttivo) e la speranza (motivo e motore di tutto). Osservare
impietosamente i propri beniamini o semplicemente chi abbiamo votato per
disperazione, tenendo conto che la realtà è molto più complessa di come la
disegnano alcuni, solo bianca o nera.
Anche gli astensionisti “consapevoli”
osservino attentamente, magari per capire se la loro scelta è stata la migliore
possibile (e per fare ugualmente o diversamente la prossima volta): molti di
loro “non se ne sono fregati” e basta, ma hanno compiuto un atto politico forte
(su quelli che “non sapevo che si votava, sono andato a mangiare i ricci al
Poetto, non voto perché sono tutti uguali” eccetera non mi esprimo, mi pare
inutile). Va dato atto di questo, non va cioè
liquidato come un fenomeno omogeneo.
In sintesi….Auguri, Sardegna: io sono
sempre innamorata perdutamente di te, ma quanto mi fai soffrire, ogni volta!
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