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Il Parlamento italiano, la cui legittimità è incrinata dalla recente
sentenza della Corte Costituzionale, ha votato la fiducia al Governo Letta,
le cui “larghe intese” sono incrinate dall’uscita di Forza Italia: poco
male perchè l’appoggio di un condannato per truffa allo Stato dava a
quelle intese un’ampiezza carceraria.
Ora il Governo è più compatto, annuncia il premier, i ricatti sono
finiti. Ma sono finiti davvero? Come mai il condannato anzichè essere
nei luoghi in cui si espia la colpa è quotidianamente sugli schermi?
Il Governo, con trombe mediatiche, annuncia il piano “Destinazione
Italia”: tutto andrà meglio, bollette e assicurazione auto meno care,
niente denaro ai partiti… sarà tutto vero? Ma, visto che ci siamo, e gli
esodati? E il piano per il lavoro che doveva assumere chissà quanti
giovani? Non suggerisce nulla che Cgil Cisl e Uil il 14 dicembre saranno
in piazza per contestare la politica economica di questo Governo?
E la nuova legge elettorale? E la data per nuove elezioni, senza
premi di maggioranza e senza liste bloccate, che rendano legittimo
Parlamento e Governo e Presidenza della Repubblica che, pur se devono
rimanere per qualche tempo perchè lo Stato non può sparire, di vera
legittimità hanno tanto bisogno?
La grande novità che, per essere stata da mesi prevista e annunciata,
tanto nuova non è, pare sia l’elezione di Renzi a capo del Partito
Democratico.
Che dice Renzi? Che cos’è urgente per il destino dell’Italia?
La legge elettorale, giusto; e magari lui sarà il candidato Premier. Abolire il Senato, dice anche… Questo lascia perplessi.
La Costituzione dice con molta chiarezza (art. 55) che “Il Parlamento
si compone della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica”. E
la Costituzione si modifica secondo i dettami dell’art. 138, non per il
gusto di un segretario di partito o di qualche comitato di saggi
improvvisati.
Intendiamoci, sia chiaro, non siamo entusiasti del Senato di oggi,
del bicameralismo com’è oggi ma, chiedo, che fine hanno fatto i tanti
bei discorsi su un possibile Senato delle Regioni, possibilmente
paritetico? Non se ne parla più? Abbiamo scherzato? Che idea hanno Renzi
e tutti gli altri autorevoli esponenti del Partito Democratico sulle
autonomie locali? Una sola Camera, un solo Centro, un solo Capo?
Una bella maggioranza italica dove spariscono problemi, bisogni,
istanze, di regioni come la Sardegna, la Basilicata, la Calabria, che
percentualmente e politicamente in questo Parlamento non contano nulla,
sommerse come sono dalla soverchiante presenza delle Regioni più ricche e
popolate?
La Costituzione nei principi fondamentali (art.5) dice: “La
Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie
locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi e i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”. I
principi fondamentali si considerano parte intoccabile della
Costituzione.
In conclusione, possiamo essere d’accordo sul modificare l’art. 55,
magari seguendo il percorso costituzionale, ma non per abolire,
piuttosto per dare un ruolo nuovo e diverso a un Senato delle Regioni
che tuteli, pariteticamente, ogni Regione nella formulazione delle leggi
che valgono per tutti.
E non sono accettabili su questo punto proposte del tipo: “Volete il
Senato delle Regioni? Le Regioni allora se lo paghino.” No, cari
risparmiatori del bieco centralismo, il Parlamento è della Repubblica e
paga la Repubblica, non può essere che per mantenere il Senato le
Regioni povere si assumano lo stesso carico delle Regioni ricche, questa
parità sarebbe diseguale e ipocrita.
La solidarietà è anch’essa principio fondamentale: “rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale” che limitano libertà ed
eguaglianza”(art.3), “doveri inderogabili di solidarietà, politica,
economica e sociale” (art.2).
Non è abolendo il Senato che si realizza il risparmio sui costi della
politica, come qualche anima candida ha creduto: il risparmio, se si
volesse fare, va effettuato su un ventaglio ben più ampio di sprechi e
di sciali: non è un segreto che in Italia Presidente, Magistratura,
Parlamento, boiardi di Stato, costano il triplo che negli Stati Uniti,
Inghilterra, Francia e Germania.
È grave che nel nu
ovo segretario del Partito Democratico ci sia tanta
ignoranza e del dettato costituzionale e di quanto in questi anni si è
mosso, anche dentro il suo Partito, in termini di rivendicazioni
autonomistiche, da nuove proposte di federalismo a movimenti di
ispirazione indipendentista e nazionalitaria, lasciando fuori i proclami
ammuffiti della Lega lombarda.
Il Partito Democratico come affronterà la scadenza imminente delle
elezioni sarde? Potrà parlare di autonomie con queste uscite del
segretario in capo?
È autonomia quella di Silvio Lai che chiede a Renzi
di decidere lui sul caso, che il PD sardo non sa risolvere, della
candidatura al governo della Sardegna di una indagata, che rischia di
sfilacciare tutta l’alleanza di centro-sinistra?
Francesca Barracciu dice di non voler fare un passo
indietro, per il PD il problema vero è che lei non riesce a fare passi
avanti, lo sanno e tacciono. Chi pensa di prendere in mano il destino
dell’Italia deve capire innanzitutto quanto questo compito richieda
sapienza e saggezza, verità e giustizia, non più parole in libertà.
Piero MarcialisEtichette: abolizione del Senato, autonomie locali, francesca madrigali, pd, piero marcialis, renzi, sardegna