Per tre mesi a Cagliari si è tenuto un esperimento originale: un gruppo di sei persone (Salvatore Cubeddu, Nicolò Migheli, Piero Marcialis, Fabrizio Palazzari, Franco Meloni e Vito Biolchini),
ha
condiviso riflessioni sulla realtà sarda nel corso di un incontro
settimanale dalla durata molto limitata (un’ora circa), tenutosi nella
sede della Fondazione Sardinia. A turno ciascuno di essi proponeva la
una riflessione scritta che poi veniva condivisa nei blog e nei siti
degli altri partecipanti. Ora il gruppo si apre ai contributi di nuovi partecipanti, tra cui la sottoscritta e lo scrittore Gianni Mascia, di cui vi propongo l'intervento, pubblicato anche sui siti di Vito Biolchini, sui siti della Fondazione Sardinia, su Tramas de Amistade e su Aladinpensiero.
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Lamentarci? No, tempo perso! Da troppo tempo non facciamo altro che
lamentarci e con quale risultato? Amareggiarci e continuare ad
accumulare negatività.
Settembre, Caput anni, Cabudanni… L’anno agricolo riparte con la
preparazione del terreno alla semina. È quello che anche noi sardi
dobbiamo fare nel campo spesso pieno di gramigna della nostra vita
politica. Siamo quasi in campagna elettorale, infatti a breve avremo le
regionali e le europee seguiranno subito dopo. Ci faremo trovare con le
mani in mano e divisi in mille rivoli come al solito?
Non può più capitare che si vada a votare a collegio accorpato alla
Sicilia! Ancora una volta ci ritroveremo a non avere rappresentanza a
Bruxelles, a stare alla finestra con la speranza che qualche
parlamentare siciliano si dimetta, come accaduto con Crocetta a cui è
subentrata la Barracciu. È necessario uscire allo scoperto e divulgare
con ogni mezzo questa campagna affinché la popolazione distratta da
mille spot si renda conto di quanto sia importante essere presenti là
dove si prendono decisioni fondamentali per lo sviluppo della nostra
isola.
Ma qui arrivano le difficoltà. Ultimamente ho fatto una sorta di
sondaggio per capire in quanti siano informati dell’imminente
consultazione e con grande sconforto ho avuto la conferma di quanto
temevo: la maggior parte delle persone non sapevano o nella migliore
delle ipotesi non erano a conoscenza del fatto che noi appartenessimo al
collegio delle isole, dove i siciliani essendo almeno il triplo di noi
sardi in quanto a numero di abitanti avrebbero ottenuto tutti i seggi
disponibili.
A questo punto mi viene da fare una riflessione sul fatto che sia
indispensabile ripartire dall’educazione, dal creare cittadini con la
coscienza di esserlo e con il diritto-dovere di partecipare alla vita
politica, di avere la consapevolezza di quanto il voto, sia pur
vituperato e scolorito, sia uno dei pochi momenti in cui abbiamo voce in
capitolo.
Certo le recenti performances dei nostri politici, nazionali e
regionali, hanno continuato a minare la credibilità delle istituzioni e
allontanato ulteriormente la gente dalla politica, vista come fumo negli
occhi in quanto portatrice di efferate diseguaglianze, come corsa volta
a rimpinguare le loro tasche e quelle degli amici degli amici (e come
dargli torto?) e rendere sempre più aperta la forbice tra chi ha troppo e
chi nulla.
Col cosiddetto governo nazionale di larghe intese abbiamo perso poi
anche la possibilità di controbattere al “tanto sono tutti uguali” e ora
più che mai si rendono necessarie azioni che riportino l’attenzione sui
problemi reali del paese e della nostra isola in particolare e facciano
ritornare nel popolo la voglia di partecipazione, che riescano a far
capire che senza voto consapevole non può esistere democrazia, che non
bisogna andare a votare turandosi il naso o vendendolo per un piatto di
malloreddus, come abbiamo visto fin troppo ultimamente.
L’obiettivo dev’essere quello di fare in modo che la gente abbia gli
anticorpi culturali per difendersi dal bombardamento mediatico che
lobotomizza le menti cercando di far passare il messaggio che se non hai
un Rolex d’oro, un Suv, o che se non vesti Armani o non hai almeno
cinque amanti sei uno stupido, di far capire quanto sia più importante
essere che avere, di far crescere uomini indipendenti, che solo così si
potrà arrivare davvero all’indipendenza che non dev’essere
obbligatoriamente separatismo, potrebbe essere anche una forte autonomia
costruita arrivando ad ottenere il quaranta per cento dei voti come
capita alle regionali in Val d’Aosta, per potersi permettere di fare la
voce grossa con il governo nazionale e non fare i servitori come
capitato all’ultima giunta regionale, dove abbiamo dovuto sopportare
anche l’offesa di vedere la bandiera dei quattro mori regalata a
Berlusconi dal Psd’Az.
In questo quadro non certo confortante gli intellettuali possono
svolgere un ruolo importante mettendo al servizio della causa la loro
attività, creando cioè nei loro blog, siti, pagine facebook, nei
reading, nelle presentazioni di libri, nelle performance e negli
incontri pubblici, momenti di discussione incentrando in maniera leggera
ma persuasiva il focus su quella possibilità di crescita collettiva
anche attraverso la creatività dei linguaggi artistici che consentono di
mandare messaggi in bottiglia e spunti di riflessione anche ai più
pigri.
A volte è difficile trovare il tempo per tutto, (io sono il primo ad
averne poco…) ma se crediamo nella possibilità del cambiamento, come
diceva qualcuno, dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo,
dobbiamo essere noi a cominciare la nostra “Rivoluzione umana”, (così la
chiama il filosofo giapponese Daisaku Ikeda), affinché poi diventi
quella di tutta l’umanità. Una vera rivoluzione dei valori non può che
iniziare da una società orientata alle cose a una società orientata
sulle persone.
Non bisogna aver paura di dire che fabbriche di nulla non ne vogliamo
più, che solo con la bonifica dei siti inquinati ci sarebbe lavoro per
molti anni e che noi vogliamo vivere di EcoAgriCulTurismo, di produzioni
sostenibili, delle eccellenze che abbiamo la fortuna di saper creare!
Gianni MasciaEtichette: aladinpensiero, fondazione sardinia, francesca madrigali, gianni mascia, politica sarda, sardegna, tramas de amistade