Una splendida minoranza. Inutile?


Può lo stesso concetto esprimere allo stesso tempo un significato positivo e uno negativo?
La stessa cosa può essere motivo di conforto e ammissione di una cocente sconfitta?
 
Me lo sono chiesta dopo che nella stessa settimana due diverse persone mi hanno identificata con una “minoranza”, prima in qualche modo “giusta” e quindi confortante, della serie “non sono sola”, poi, però, facendomi notare che la minoranza, sostanzialmente, non conta granchè.
Vale sempre, in tutti gli ambiti, perché è la maggioranza, appunto, che decide. La minoranza può eventualmente fare opposizione, ostruzionismo, chiedere spiegazioni, fare pressioni, e poco altro.  Vale in politica, nella pubblicità, nella comunicazione, nel commercio, perfino nell’arte o in un gruppo di amici che si scambiano opinioni.
Il punto è se serva a qualcosa, a qualcuno, essere minoranza e volerlo essere.
A parte il senso di solitudine che deriva non dall’anticonformismo (il modo figo di raccontarsela) ma dal non sentirsi compresi e anche lievemente derisi, bisogna chiedersi questo.
 
Io credo che, ormai, non ci sia cura possibile, e anzi il rimanere come siamo nati e “proseguiti” sia il salvavita di questi tempi difficili, certo con un po’ di esperienza e accoglienza in più, con un complicato equilibrio fatto anche di piccoli avvicinamenti agli altri mondi. Senza lo snobismo di certe educazioni o falsi miti, ma con uno sguardo indulgente, lo stesso, che so, che si rivolge alla vecchietta che nonostante la glicemia alta si rimpinza di ciambelline.
La giovinezza è tipicamente l’età dell’appartenenza orgogliosa ad una minoranza (ecco perché mi inquietano tanto gli adolescenti identici ai loro genitori che vedo in giro, con la scarpa firmata e il giubbottino antivento o il filo di perle, a 16 anni), mentre di solito con l’età arriva anche il conformismo necessario a vivere in società. Ricordo con tenerezza quella mia maglietta con la citazione da “Caro Diario” di Moretti: “Io credo nelle persone. Però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre d'accordo e a mio agio con una minoranza...”.
Ero giovane e appassionata. Forse lo sono ancora, perché sempre a quel punto sono.

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