Ma anche sul divano, in treno, al parco, in autobus o in spiaggia.
Parlo ovviamente dei libri, e in particolare della letteratura erotica.
Ebbene sì: confesso che ho vissuto, e che in una marea di libri in cui è dolce
naufragare “ci sono passati”, per così dire, anche gli esperimenti letterari
più o meno riusciti di diversi autori, illustri e non blasonati. Perché il
sesso, ops, la letteratura di genere, è così: più lo fai…cioè, volevo dire, più
lo leggi e più ti viene voglia di provarci.
Però è difficile, molto difficile: anche i più famosi esperti
del settore rischiano il ridicolo, o la noia del lettore. Prendiamo il
famigerato Marchese De Sade: da cui, non a caso, il termine
“sadismo”. Ora, nelle sue opere (?) il marchese dalla vita maledetta (morì pazzo
in carcere) imbastiva una pungente critica alla società francese, oltre alle
torture su giovani fanciulle/i che sembrerebbero essere l’unico modo per
raggiungere un minimo piacere sessuale: poveraccio, pensavo leggendolo “in
diagonale”, perché una frustata, una volta letta, è esattamente identica alla
successiva e la mancanza di fantasia, si sa, nel sesso non iuvant.
E L’amante di Lady Chatterley? Troppo edulcorato, sentimentale,
soprattutto troppo bucolico e lungo, lunghissimo: il colpo di sonno era in agguato.
Ricordo invece con nostalgia giovanile Le età di Lulù, di
Almudena Grandes, che almeno era ben scritto. Anais Nin e Henry Miller,
delle pietre miliari della letteratura erotica: confesso che non ho
avuto moltissima pazienza.
Di tutt’altro genere quel caro vecchio porco di Milo Manara,
fissato col “lato B”, stuzzicante nei suoi grandi classici e bravino con
l’anatomia ma, anche qui, noiosetto, e poco attento al fondamentale
“lato A”, che insomma è statisticamente il più praticato.
Non ho letto Melissa P.: questione di dignità.
Il Kamasutra, lo sappiamo, è un’opera trasversale, un po’
tecnica, un po’ filosofica e un po’ ginnica, ma lì il messaggio è l’importanza
dell’ attenzione, della fantasia e della preparazione atletica. Ora c’è pure
un’app per lo smartphone, che permette di osservare i contorcimenti in 3D.
Tutto questo per invitarci tutti all’attenzione, caso mai ci venisse
voglia di emulare le fantastiche gesta di cotanti scrittori: anche i
più scafati dopo un po’ annoiano, se non altro perché le cose da fare sono pur
sempre quelle, e la differenza sta nelle atmosfere, nello stile, nella
capacità di evocare immagini, sapori, bollori.
Altrimenti il rischio di approssimazione, e ripetizione, è assai alto: penso ai
casi in cui ogni minimo approccio provoca in nella/e lei di turno una
lubrificazione vaginale degna delle cascate del Niagara,
quando non una vera e propria pseudo-gravidica rottura delle acque (ragazze,
state bene?).
Lui in genere soffre di priapismo, non si spiega altrimenti il
suo stato di eccitazione istantaneo e praticamente eterno, sempre e comunque,
anche lui al minimo cenno (saperlo prima, e rimango in ciabatte tutto il
giorno!).
Ho letto cose che noi umani possiamo a stento immaginare, appunto
perché improbabili: e che stimolo mi può dare una cosa impraticabile
nella realtà? Meglio allora ritornare alla visita dell’idraulico,
sempre che ne valga la pena (e sempre che le ciabatte di cui sopra non
stronchino sul nascere gli ipotetici bollori). Il caso scuola è diventato “50
sfumature di grigio”, ma anche di rosso, di nero, di boh (31 milioni di
copie vendute nel mondo): non mi stupisce che sia amatissimo dalle donne, visto
il dettaglio didascalico delle performances di lui e di lei.
Qualche giorno fa, sugli scaffali del supermercato vicino alle lavatrici, ho
visto una pila di nuove esaltazioni erotiche del colore, ancora: “Il colore del
desiderio, della passione”. Allora ho capito che se ce l’ha fatta una casalinga
inglese sulla cinquantina, a vendere milioni di copie, posso farcela anche io:
peccato che quando l’ho detto a mio marito lui non si è affatto entusiasmato,
ha appena alzato gli occhi dai suoi foglietti ingegneristici (tristezza…) e mi
ha risposto qualcosa tipo: “ehm, no, forse è meglio qualcos’altro, eh?”. Forse
perché mentre lo leggevo mi scappava da ridere?
Bisogna fare attenzione, perché se è vero che l’argomento è una garanzia di
successo, lo è anche il fatto che la concorrenza è spietata. Prendiamo il pene,
ad esempio, o come vogliamo chiamarlo (l’uso del turpiloquio può essere utile
nella letteratura di genere, ma attenzione all’involontario effetto comico da
Bar dello Sport). E’ sempre grandissimo, pulsante, rovente, innervato che
nemmeno un tronco d’albero, spesso umido, il che ci riporta a immagini
evocative di muschio, foresta, forse anche un po’ muffa. Attenzione perciò.
Lui, il pene letterario, prima “pulsa dolorosamente”, “tende la
stoffa dei pantaloni” e amenità simili, poi che fa? non
penetra, semmai “entra senza bussare” (l’espressione non è mia ma l’ho
realmente sentita pronunciare), sfonda, squarcia, riempie e soprattutto
inonda ripetutamente. Ma quanto dura tutto ciò? E soprattutto, se
il/la partner ha così tanto tempo per pensare non è che si è un attimo
distratta durante l’eruzione del geyser?
E le signore, prima e dopo la suddetta eruzione vulcanica?
Prima sono stordite, barcollano, inevitabilmente hanno
capezzoli eretti, assimilati di solito alle nocciole, ai boccioli di rosa, ai
frutti della passione, ecc. ecc., paiono scoprire i piaceri della
fellatio soltanto in quel momento e vi si dedicano per “interminabili
minuti” (anche il corrispettivo maschile di solito dura ore), mai in posizioni
normali, con repentini inginocchiamenti che nella vita reale ci
vorrebbero sempre le ginocchiere in borsetta per quando scoppia la
passione.
Nel frattempo, si sta verificando il preoccupante fenomeno della “rottura delle
acque”, dettagliata all’inverosimile, quando non c’è anche stato il tempo di
una masturbazione volante, ovviamente sempre solo femminile e possibilmente in
compagnia dell’intero palazzo di fronte che guarda.
Quando finalmente si arriva al dunque, gli amplessi sono un
crescendo travolgente, e inevitabilmente si concludono con urla
disumane: ma il problema –reale- dei vicini di casa che non gradiscono
i numeri da circo è risolto dagli scrittori con un bavaglio, un foulard, un
cuscino sulla faccia, fate voi, tanto col buio illuminato da mille (?)
candele accese non è che si capisca granchè, nemmeno quanta gente c’è.
La variante dell’orgia dovrebbe stuzzicare il lettore: invece
distrae dall’obiettivo, perlomeno in letteratura, e poi che due palle: è
sempre a tendenza maschilista (due donne e un uomo- vabbè, tanto è
noto che il nostro eroe il periodo refrattario non sa nemmeno cos’è).
Insomma, non è facile scrivere di sesso, è forse più difficile che
scrivere d’amore: e io che sono una nota romanticona aspetto i vostri
suggerimenti per le prossime letture sul comodino. O in treno, sul divano,
eccetera.
(vecchio post del 2007: evviva la "letteratura" contemporanea!) Etichette: 50 sfumature di grigio, francesca madrigali, letteratura erotica, libri, libri erotici