Eccoci al secondo incontro del nostro gruppo di self-help dei Giornalisti Anonimi.
Ricordate? è quel tentativo di
terapia di gruppo che dovrebbe aiutarci a superare il problema, magari
dedicandoci ad altro: un lavoro vero, la famiglia, gli amici, lo sport,
il giardinaggio, nel frattempo pregando di essere colpiti da analfabetismo di
ritorno o in alternativa da qualunquismo fulminante: un mese e pum!, divento
normale e non rompo più le palle a nessuno.
Interno
giorno, tardo pomeriggio. Le giornate si allungano, la riunione si svolge a
casa di uno dei partecipanti. Anche facendo una colletta, infatti, non si è
riusciti a racimolare il denaro per affittare la saletta parrocchiale della
prima riunione, e quindi si è deciso per degli incontri “casalinghi”.
Si
tratta, stavolta, di un appartamento di media grandezza, il cui soggiorno
contiene a malapena i partecipanti. Una libreria a tutta parete piena di libri
in disordine sovrasta le sedie messe in circolo, gli smartphone sono stati
lasciati all’ingresso: il coordinatore (per le prime tre sedute, poi tutti si
alterneranno per una questione di democrazia partecipativa e per fare
ulteriormente casino) ha ricordato che l’assenza di stimoli è fondamentale.
La
padrona di casa(di seguito PdC) si alza in piedi: “Buongiorno a tutti, e benvenuti a casa mia. Siamo
qui riuniti…”
Tutti,
in coro: “perchè abbiamo un
problema!”
PdC: “è vero, ce l’abbiamo, ma stiamo lavorando duro,
facciamo il possibile e cerchiamo di vedere il lato positivo!”
Applausi.
PdC: “quindi approfittiamo di questa serata libera per
fare il punto della situazione…o qualcuno ha da fare, magari deve
lavor…lav…insomma, ha da fare?”
Silenzio.
Un ragazzo dice, sommessamente:
“quando lavoravo riuscivo a fare mille cose, leggevo cinque quotidiani,
guardavo tutti i telegiornali, ero costantemente aggiornato…ora no..non riesco
più…”
Interviene
il coordinatore: “beh, direi che è
normale, sopraggiunge un senso di disgusto, forse…”
Una
ragazza vicino alla PdC sospira: “magari
ci riuscissi…”
Gli
altri, in coro: “come ti chiami,
amica? Parlaci di te!”
Ragazza: “sì, ecco. Mi chiamo Francesca, sono quella
dell’altra volta…quella della tachicardia alle 4 del mattino…volevo dirvi che
mi è successo di nuovo, stamattina mi sono svegliata pensando che dovevo
scrivere, nemmeno so io bene cosa, poi”.
Altri: “OOOHHH!”
F.: “, eh, sì..credo sia un fatto ciclico, ma mi
rifiuto di prendere le mie medicine, cioè di seguire quelle pratiche di
disintossicazione che mi ha consigliato il terapista, piuttosto mi metto a
sniffare il Lysoform che uso per pulire il bagno!”
Coordinatore, incuriosito: “ e che tecniche sarebbero?
Condividile con noi, magari ci aiuta tutti…”
F:” beh…tipo che dovrei spegnere lo smartphone e non
controllarlo compulsivamente- dice lui, eh- ogni dieci minuti, oppure dovrei
smettere di leggere i giornali, chiudere il mio blog…”
Un’altra
ragazza trema leggermente, agitandosi sulla sedia. Le persone vicine la
guardano preoccupati, mentre lei comincia a sudare freddo.
“no, il blog no, no…non è niente di male…” mormora, preoccupata.
“E il blog sì, invece!!”, sbotta Francesca. “è quello che ti illude di fare ancora una specie di lavoro
simile alla scrittura..insomma, a quello che è poi il nostro problema. Dobbiamo
smettere, noi, smettere completamente, capito? E chissenefrega se ci accorgiamo
di notizie false o inventate, come è capitato qualche giorno fa sul web, o se
anche le radio chiudono, e con esse i radiogiornali. Ma ascoltiamo piuttosto lo
Zoo di 105 e svaghiamoci un po’, no?”
La
ragazza piagnucola. La padrona di casa le porta un bicchiere d’acqua, e dopo
qualche pacca sula spalla, la riunione prosegue.
Interviene un ragazzo: “ a me sembra che il problema sia anche quello del
volersi informare a tutti i costi delle cose che succedono…sapete cosa mi ha
detto un’amica? Che leggere troppo, e frequentare i social network, mi fa male,
meglio non sapere nulla…e parlare con chi fa il tuo lavoro o lo faceva è pure
peggio, ti dà la misura dell’impossibile, delle cose perdute!”
Alcuni
dei partecipanti piangono, molti guardano nervosamente verso il tavolino dove
sono appoggiati i telefoni. Spenti.
La
padrona di casa ammette: “sì,
effettivamente i segni si moltiplicano, e non lasciano spazio a molto altro.
Per esempio, continuo a leggere articoli con la punteggiatura a caso. Mi è
venuta una brutta dermatite, nei giorni scorsi, quando nel sito del principale
quotidiano nostro ho visto la fotogallery: Miss Bumbum, la sexy vigilessa,
super curve sexy omaggio alla F1, la lady poker, i bikini più sexy del 2012, i
12 scapoli più ricchi del mondo. In un quotidiano, cioè. Cioè, se potevo lo
evitavo!”
Ragazzo: “Mò che fai? Parli come scrivono
loro?”
PdC,
mesta: “Sto
solo cercando di migliorarmi…di lavorare duro!”
Tutti,
in coro: “cerchiamo il lato positivo!”
Interviene Francesca: “volevo solo dirvi
una cosa…ricordate che mio marito comincia a guardare con malcelato interesse
la Parodi, quella che faceva la giornalista e ora fa la cuoca in televisione?”
Alcuni si danno discretamente di gomito. Poverina,
sussurrano…anche per me è cominciato così e poi…
F.: “ecco, mi ha detto una cosa, l’altra sera, che mi ha
fatto pensare. Mentre stavamo cenando io gli ho raccontato di alcune cose
incredibili, tipo la fotogallery di cui parlava l’amica PdC prima…sul nostro
quotidiano più venduto, nella più assoluta normalità…sul fatto che a due giorni
dalle elezioni politiche ci fossero interviste soltanto ai politici di uno
schieramento e dell’altro no…insomma cose così. E lui che mi ha detto?”
In coro: “che ti ha detto, Francesca?”
F: “mi ha detto, teneramente: “beh, meno male che
non lavori lì, allora”
“OOOHHH!! E tu?”
F.: “ e io…io…io mi sono chiusa in bagno con la scusa di
una improvvisa congiuntivite e ho pianto per un quarto d’ora!poi mi ha detto che scherzava, ma ormai...”
Silenzio, nel piccolo soggiorno pieno di libri. I
partecipanti si agitano un po’, e il coordinatore scioglie la seduta: “bene, grazie a tutti
coloro che sono intervenuti. Ricordate che ogni viaggio comincia con un piccolo
passo, che insieme siamo più forti e nel frattempo dobbiamo pensare a come cambiare le cose che possiamo cambiare e
accettare quelle che non possiamo cambiare o come cazzo si dice. E in questi giorni, non smanettate troppo su
Facebook e leggete solo i titoli delle notizie! E se vi viene voglia di
contattare qualche collega per aggiornarvi sulle cose del mondo, parlate
d’altro e cercate di controllarvi. E ricordatevi che un Ipad costa troppo- io
vi conosco, disgraziati!”
Tutti
si alzano dalla sedia, si salutano velocemente, lo sguardo basso. La padrona di
casa rimette a posto le sedie e nel frattempo accende il computer. Gli altri,
appena fuori, riaccendono lo smartphone. La ragazza che prima piangeva ora brontola, allontanandosi: “io
comunque il mio blog non lo chiudo, tanto posso smettere quando voglio!”
Un
coro di trilli di notifiche turba per qualche minuto l’aria serena di un pomeriggio
di primavera.
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