Ma nemmeno le maledizioni servono.

Oggi ho letto questo pezzo di Gad Lerner sul nuovo libro della De Gregorio, "Io vi maledico". Non credo che acquisterò il libro, perché mi mette troppa angoscia la precisione chirurgica con cui, già dalla recensione, viene analizzata la situazione sociale del Paese. E’ un paradosso, la recensione che scoraggia la lettura: ma accade così per le cose brutte, che non vogliamo accettare e che più rifiutiamo quanto più chiara e sincera è la voce che ce ne parla. 

Lerner scrive di “rassegnazione”, soprattutto, ma anche di una rabbia compressa e senza uno scopo preciso, che a me, nelle giornate peggiori, sembra di avvertire nell’aria. Forse sto ancora pensando a quella fotografia dell’Istat, che più di tanto non mi ha sorpresa (Noi Italia: poveri, inattivi e disoccupati. E anche un po’ asini”).

Sarà che non si può vivere sempre in assetto da combattimento, sarà che talvolta la stanchezza vince su tutto, o che, semplicemente, a volte c’è bisogno di riposare (il cervello, in primis). Nell’articolo di parla della  mancanza, fra noi, “dell'orizzonte di un rovesciamento delle gerarchie, dei dogmi classisti e dei rapporti di produzione”. 
Che può essere tradotto nel fatto che ormai siamo rassegnati alla struttura della società così com’è: geriatrica, con l’odio profondo per i giovani e le donne, basata su un capitalismo ormai alla frutta che mostra la sua decadenza. 

Non c’è impulso vitale, vero, alla ribellione, ma una rabbia debole che "sembra ovatta". Rabbia di lamento e di protesta, rabbia gracile”; ci accorgiamo, da anni, che qualcosa non va nella nostra vita materiale e non solo – penso alle vecchie e nuove intolleranze, al rifiuto per chi è a vario titolo diverso, alle manifestazioni di una solitudine che è la prima causa della nostra debolezza come individui e collettività, e che allo stesso tempo rifuggiamo in ogni modo.La rabbia è debole perchè inascoltata da troppi anni e troppi governi, chiude la visione del futuro, soprattutto per i giovani (veri) e i non giovani. Ce ne sarebbe abbastanza, appunto, per lanciare maledizioni.

Certo le parole hanno la loro potenza,è vero, e gli addetti ai lavori hanno capito che funzionano (avete notato che tutti parlano di “cambiamento”? Una rivoluzione moderata – o moderare la rivoluzione?”)

Però.
Il pezzo di Lerner è implacabile: Qualcosa di più profondo è introiettato nello stato d'animo degli italiani. Le insegnanti più sensibili lo riconoscono nei comportamenti deviati di certi bambini. Gli adolescenti si abituano a sfogarlo nella sfera virtuale dei social network”, perché “sul Web ciascuno può scaricare la sua invettiva e provare la falsa ebbrezza di far parte così di una collettività…Tutto finto, effetto placebo, lenimento solo momentaneo”.

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