L’anno nuovo
Indovinami, indovino
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto, o metà e metà?
“Trovo stampato nei
miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo del lunedì
avrà sempre un martedì.
Di più per ora
scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
(Filastrocca di Natale e per Capodanno di Gianni
Rodari “ Filastrocche in cielo e in terra”)
E’ questo che mi preoccupa: l’anno nuovo non lo
faranno le stelle (sennò sarebbe per la Bilancia il fantastico “anno della
rivincita”, figuriamoci), ma gli uomini, banalmente.
E quindi: elezioni
politiche a febbraio, con gente francamente agghiacciante, mentre siamo ancora
stremati dalle primarie e perfino dalle “parlamentarie” autolesioniste del Pd e
Sel. Poi, in Sardegna, potrebbero esserci anche le regionali. Ho scritto
“potrebbero”, eh: non ne ho particolarmente voglia, anche se il solo pensiero
di santini e manifesti agghiaccianti in giro per la città solletica il mio lato
“Gianburrasca”, già abbastanza spiccato.
Poi, poi: quante donne si uccideranno nel 2013?
Uhhmm, vediamo: se manteniamo gli attuali livelli sappiamo già che leggeremo di
un femminicidio almeno due volte alla settimana, più o meno. Dite che sarebbe
bene limare un po’ i numeri? Diciamo che sarebbe ancora meglio proteggerci e
ancora di più essere ascoltate al momento giusto, oltre che sviluppare un sano
istinto di sopravvivenza e fuga.
Quanti bambini verranno ignorati (quando va bene),
maltrattati o abbandonati nel 2013? Mentre recito la filastrocca con intenti
scaramantici, spero solo che l’odio che questa nostra società contraddittoria
nutre per loro diminuisca, o almeno si riconosca in tempo. Intanto, vorrei
accarezzare il piccolo Emanuele, nato in un fast food di Roma e lì abbandonato.
Ma la vita è più forte di ogni cosa, lui sta bene e porta un bellissimo nome,
lo stesso che avevo pensato per uno dei miei figli.
L’anno nuovo è in fondo già cominciato da un po’,
anche se non ce ne siamo accorti: la cosa straordinaria (cioè, letteralmente,
“fuori dall’ordinario”) starebbe in qualcosa di nuovo, e buono, che ci accada
presto, sennò diventiamo ogni giorno un po’ più vecchi e cinici. E il cinismo,
ne sono convinta, è una palla al piede di cui non abbiamo alcun bisogno, visto
che è già così faticoso rinunciare a molte cose.
Cosa spero per me e gli altri? Nel primo caso
preferisco tenerlo per me (a chi potrà mai interessare?), ma per coloro che
sono cari al mio cuore spero soprattutto nell’amore e nella speranza. Eja, sono
una romanticona, e credo che oltre a qualcuno da amare abbiamo bisogno di
qualcuno o qualcosa in cui credere. Un pensiero, una idea, un atteggiamento o
una visione del mondo da sposare, per non sentirci più così disgregati e un po’
apocalittici, per sentire che resistere ha sempre un senso.
Quindi, per chi è sol*, spero nell’incontro giusto,
che magari metta o rimetta a posto le cose. Ovviamente, mentre si aspetta…tanto
sano divertimento, ragazz*!
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