Ore 7 di una bella mattina
novembrina. Un nuovo giorno ci attende, e i nani ronfano ancora beatamente nei
loro lettini. Svegliaaaa!, entro nella loro camera e tiro su la tapparella con
la dolcezza che solo una mamma che non ha chiuso occhio per metà della notte
può avere, avendo portato prima uno e poi l’altro a pisciare, sorbendomi nel
frattempo interminabili dibattiti sulla tazza del water.
Subito Diegoarmando caccia
un urlo belluino: “voio latteeee!!”, tirandosi poi la copertina con gli
ippopotami sugli occhi e sfanculandomi (borbotta e le parole non si capiscono
bene, ma il tono è inequivocabile). Nel frattempo Giggirriva continua a
dormire, ignaro di tutto, finchè un frastimo più forte degli altri non lo
sveglia. Apre gli occhioni grigi e sussurra qualcosa. Riesco a capire
“colazione”. Ah bè, vivaddio, sono già le 7.20, noi mica stiamo qui a pettinare
le bambole come negli spot di Pampers dove ci sono musichette rilassanti e
bambini sorridenti: questi due stanno scavalcando per raggiungermi!
Giggi viene in cucina con
me, preparo lo yogurt con i biscotti mentre Diegormando ci raggiunge felpato.
Nemmeno il tempo di girarmi che hanno già aperto la confezione dei biscotti che
avevo incautamente appoggiato nelle vicinanze e si stanno lanciando gli Oro
Saiwa per tutta la cucina. Poco male, non li darei nemmeno ai piccioni, ma
tant’è, pare che siano leggeri. E infatti Giggirriva cerca di aprire la
credenza per agguantare le Macine, ma io sono più svelta di lui e lo stronco,
mentre Diegoarmando inizia la litania della “pipì-ma lavare la faccia no- dopo,
no, adesso dopoooo, mamma cacca” ecc.
Mentre Giggi mangia lo yogurt alla velocità
di un bradipo, osservando ogni singola cucchiaiata con attenzione, poi
appoggiando il cucchiaio, facendomi ciao con la manina e riprendendo il
cucchiaio per scrutarlo meglio, si sono fatte le 8.
E’ un po’ tardino, avverto
i ragazzi ripassandoli sotto il rubinetto con acqua fresca che tonifica, in un
vortice di urla, nasi che colano, lavati i denti, non voglio andare a scuola,
cacca e voglio fare il puzzle lo fai stasera. Diegoarmando ne approfitta per
pulire accuratamente il tappo del lavandino con il suo spazzolino da denti,
probabilmente criticando le scarse virtù di massaia di quella scema di sua
madre.
Dopodiche riusciamo ad
uscire dalla porta, accompagnati dall’inevitabile contorno di spintoni, tirate
di capelli, urla mie e piagnistei che rimbombano in tutto il palazzo aumentando
in maniera esponenziale la nostra popolarità.
Scendiamo in strada, e due
signore ci fermano, facendoci un sacco di complimenti mentre i nano le guardano
storto: “Che belli questi bambini, complimenti signora, anzi che bei
giovanotti, vero?”
Rispondo sorridendo
disperata (e sono soltanto le 8.50 del mattino): “grazie, a dire la verità non
vedo l’ora che diventino giovanotti”. La signora mi sorride: “perché, lei crede
che poi saranno autonomi? Macchè…saranno semplicemente dei bambini grandi! Ciao
giovanotti, arrivederci!”.
Ora sì che la vedo dalla giusta prospettiva, penso
mentre scendiamo in garage affrontando la tematica del piccione morto che giace
in un angolo da giorni: perché è fermo? chiede un nano. Non ha mangiato
abbastanza! Risponde l’altro.
E anche oggi siamo in
ritardo.
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