Ma il problema, vedete, è l’odio nei confronti dei bambini in quanto tali. Il
tragico incidente di caccia di oggi, nelle campagne vicino a Nuoro, mi
fa venire in mente soprattutto questo. Negli ultimi anni, certo, ci sono
state decine di morti durante la pratica di questa attività (mi rifiuto
di chiamarla "sport"). Stavolta ci è andato di mezzo un bambino. Sì,
perchè a 12 anni si è ancora bambini, anche se ti educano a pratiche così inopportune per la tua età.
A 12 anni si dovrebbero fare altre cose, magari, appunto, uno sport vero. Oppure bighellonare con gli amici in paese. A
quell'età lì- o prima- è pensabile, e morale, che qualcuno ti renda
partecipe del piacere (?) di uccidere un essere vivente e ne sia,
magari, anche orgoglioso? Ogni giorno di più mi convinco che
questa società odia i bambini, profondamente. Li desidera come fossero
uno status symbol, come oggetti che definiscono chi li mette al
mondo; ma poi non devono disturbare, fare rumore, essere diversi da
come li vogliamo. Non devono fare troppo casino, insomma, fare capricci
per il cibo, il sonno, le attenzioni, perché gli adulti non ne capiscono
il senso. E quello che non si capisce non deve esistere.
Bambini trattati come oggetti, vestiti come piccoli lord o veline in
erba, portati alle feste notturne o in ristoranti con la musica a palla,
perché “devono abituarsi”. A due o tre anni.
Bambini strumentalizzati nelle relazioni tra gli adulti, in spregio
alla loro preziosa integrità, questa sì morale. Bambini “vecchi”, che
scimmiottano gli adulti frustrati, non sia mai che l’espressione
splendente non irreggimentata della loro spontanea vitalità disturbi
qualcuno.
Ragazzini portati a caccia, a uccidere animali, adesso. A un’età in
cui ancora, forse, ci sta una carezza della mamma, perché 12 anni sono
veramente un soffio in tutto l’arco di una esistenza.
Qualcuno parla di “tradizioni”, almeno, vivaddio, non di necessità:
perché non siamo più da qualche tempo, mi pare, una società di
cacciatori-raccoglitori, e ci nutriamo con il cibo che compriamo nei
negozi, e certi “riti di iniziazione” (a cosa? alla pratica
dell’uccidere?) sono, spesso, una mascherina esile per
l’irresponsabilità e il lasciar correre, l’adeguarsi a bizzarre
abitudini e in definitiva l’assenza di rispetto per l’infanzia e la gioventù, perché non omologate alla nostra vita, diverse, scomode. Mi segnalano addirittura che la notizia dell'incidente è stata data così dal portale Tiscali Notizie:
In questo mondo, ora, c’è odio per i bambini: c’è quello che non li
sopporta al ristorante o in aereo, quell’altra che si lamenta di dover
fare l’inserimento troppo lungo all’asilo e vorrebbe scappare subito, i
mentecatti che li mettono in mostra ai concorsi di bellezza o in
televisione, a cantare canzoni d'amore a 8 anni.
Ogni giorno ne sento una, e ogni volta penso che per tutti quelli che si riempiono la bocca del concetto “i bambini sono il nostro futuro”, ci sono almeno due o tre adulti che un futuro non meriterebbero di averlo, proprio.
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