Certi amori (ovvero, quando mi sento il Francesco Alberoni de noantri).

Certe cose mi fanno pensare, con i pochi neuroni rimasti: per esempio, le nozze di ceramica. Sapevate che ogni anno di matrimonio è associato a un materiale? L’anno prossimo io e Azzurro dovremmo fare cifra tonda, e conquistare lo stagno, dopo la carta, il cotone, eccetera. Uso il condizionale un po’ per scaramanzia, e perché tutto può succedere, esattamente come è accaduto a me e al mio carissimo amico ormai nove anni fa (vabbò, meglio non pensarvi, a questi nove anni in più sulla carta d’identità). 
Quindi, dicevo, tutto può succedere,e  mi rivolgo soprattutto a certi amici con (o senza) certi amori, facendo un po’ l’Alberoni di turno ma senza scrivere libri inutili, soltanto perché ho questa doppia personalità. A qualcuno vorrei dire che non ci si deve accontentare, perché tutti e tutte abbiamo diritto all’amore romantico, anche se dura così poco, purtroppo. Ad altri vorrei dire il contrario: che è vera la frase di Ungaretti, “il vero amore è una quiete accesa”, perché il tormento, alla fine, stufa, rovina la pelle del viso e fa venire la gastrite
Ci sono poi quelli che non ci credono più, o che pensano sia colpa loro se il miracolo (perchè di questo, quando ci si azzecca, si tratta) non avviene. Un po’ banalmente, la Sora Franca risponderebbe, nella sua Posta del Cuore, che non si tratta di crederci o no, qui mica stiamo parlando della ripresa economica, ma solamente di trovare qualcuno che ci voglia bene, e basta. E basta: basta con i discorsi, le analisi, i perché e i percome, le sensazioni e i problemi, i vorreimanonposso, eccetera. Altrimenti, è peggio di un lavoro insopportabile, e molto peggio della solitudine. A un’altra amica direi di resistere alla noia che talvolta l’affligge, ai pensieri delle cose non fatte, di soprassedere sulla pedanteria sua e del suo compagno, perché, semplicemente e nelle fondamenta, si amano da un bel pò, e ancora ridacchiano, cosa rarissima di questi tempi. 

L’amore è un lavoraccio, se dura: dunque, usare il condizionale mi pare sempre un segno di rispetto per chi lavora sodo, me e Azzurro compresi, che ancora abbiamo la voglia (e la forza fisica, non dimentichiamo che gli anni passano per tutti eh!) di discuterci sopra.
Sopra il cotone, la carta, il cuoio, i fiori, il legno, lo zucchero, il rame, il bronzo, la ceramica, appunto. A cent’anni! 

[Ora sono pronta per un bestseller, mi manca soltanto il titolo, perché li hanno già usati tutti Alberoni, Willy Pasini, Sveva Casati Modignani e Jackie Collins: magari un criptico Attenzione alla ceramica (che se tirata in faccia può fare male)?]

Etichette: , , ,