Dunque, abbiamo un sindaco (sempre sulla notizia, io! Ma no, è che mi sto riprendendo ora dalla sbornia di contentezza, ho appena smesso di sibilare “neeeh!” quando passo davanti alle jacarande mozzate, al vascone da un milione e mezzo di euri che chiamano piazza, al college dei preti per il quale sono pronti 16 milioni, ecc.). Il nuovo sindaco si chiama Massimo Zedda e ha 35 anni. Il dettaglio non è irrilevante, perché viene spesso tacciato di essere un “ragazzino”, troppo “giovane”, ergo inesperto, non adatto al ruolo, rispetto, s’intende, al candidato dell’opposto schieramento, che infatti puntava tutto sulla “forza dell’esperienza” (cit.) e sull’eredità di una parte politica, variamente declinata nei decenni, che ha governato la città da tempi immemorabili.
Nel paese del botulino governativo, delle minorenni in salotto e delle appena maggiorenni scosciate in televisione, in una povera Italia in cui la giovinezza –dunque, spesso, la bellezza, roba decadente da ultrasettantenne arrapato, appunto- sembra un valore a prescindere, criticano il sindaco perché ha “appena” 35 anni. Età alla quale si è uomini, è bene ricordarlo, e so per certo che molti “bamboccioni” per forza masticano amaro pensando allo scollamento fra la loro vera età e le condizioni in cui vivono una vita forzatamente “gggiovane”.
Ora, il cosiddetto ragazzino ha vinto con quasi 20 punti percentuali di vantaggio, in una delle città anagraficamente più vecchie d’Italia, culturalmente ancorata all’idea antica del cemento come “volano” dell’economia, radicata nella sanità privata, sciagurata nelle sue manifestazioni un po’ parvenu come prendere il SUV anche per andare a comprare il prezzemolo (della metropolitana sotterranea in una città di circa 150mila abitanti, che ogni tanto scopre una antica cisterna o una necropoli non ancora a rischio “villette con vista sulla tombe” ve ne parlerò un’altra volta).
Quindi sarebbe corretto smetterla di dire che “Zedda l’hanno votato (solo) i giovani”. I giovani stanno nell’area vasta di Cagliari e da quel dì hanno lasciato una città da migliaia di euro al metro quadro, quindi la conclusione è che Zedda l’hanno votato un po’ tutti.
Perché tutti hanno voglia di cambiamento, di liberarsi da certi destini predefiniti, da certi intrecci di conoscenze e in generale da una sensazione di pastoie che intrappolano. Al posto del nuovo sindaco a me tremerebbero un po’ le gambette al pensiero di tutte queste aspettative, ma il bello dell’avere una certa età –non più tanto verde, quelli sono i vent’anni, quanto piuttosto il momento giusto- è che si ha l’energia, anche la temerarietà di certe scelte, quelle scelte che spero fortemente si compiano, con una speranza un po’ titubante, un po’ come accade quando si vuole tornare a credere in qualcosa.
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