Il lusso è un diritto. e il mondo va a rovescio

L'ultimo spot di una automobile afferma proprio questo, senza se e senza ma: il lusso è un diritto, forse pensando di intortare il consumatore con la prospettiva di un "lusso accessibile". Non parliamo, insomma, di alta gioielleria o di un attico a Central Park, ma di una macchina.  

Mi viene da ridere, istericamente: mentre i lavoratori che hanno occupato l'Asinara per mesi per vedere riconosciuto il loro diritto al lavoro, non a nuova macchina, se ne tornano a casa piegati ma non ancora vinti, la disoccupazione giovanile e non è alle stelle, siamo uno dei Paesi che fa meno figli al mondo e tutti se ne sbattono, cassa integrazione e ammortizzatori vari sono il vero Stato sociale, la sensazione palpabile è un disimpegno da "no future",  la pubblicità ci vuole convincere di quanto sia bello, necessario, giusto questo lusso da poveracci. Poi ci penso su un attimo: e mi rendo conto che la "sicurezza degli oggetti" è diventata l'unica consolazione nella crisi, non più tanto uno status quanto la rassicurazione che la fine del mese la sfangheremo tranquilli, noi. In un mondo rovesciato in cui ci si scandalizza se due persone dello stesso sesso osano piacersi, in cui la sola famiglia è quella sposata (!!!) e i talk show dibattono sullo "sballo dei giovani" (ohi), alcool e gioco d'azzardo sono perfettamente legalizzati e anzi quest'ultimo ci delizia con spot (ancora) in cui si esaltano i miracoli della vincita, ricordandosi però di giocare responsabile, mi raccomando.

Il "no future" non è più la ribellione punk ma la stanca consapevolezza che non c'è modo di scendere da questo treno, e allora perchè insistere con simboli, stili di vita, messaggi così pesantemente non-sostenibili? il mondo va a rovescio, e l'ultima conferma è che il lusso è un diritto (?): ma soprattutto è un mondo che non ha rispetto di nessuno, nemmeno di se stesso.