Il lavoro, che avevate capito? È il mio ex-lavoro, quasi un hobby ormai, e tragicamente la cosa che so fare meglio: è questo che facevo, ancora un pochino faccio, per passione. Scrivere, raccontare il mio punto di vista sul mondo (e, a periodi, sui libri, i film, gli eventi più vari, spesso anche le persone). Gravissimo errore. La passione, intendo, non quel mestiere affascinante e bastardo che è il giornalismo.
Perché la passione rende schiavi, non metaforicamente parlando, ma proprio praticamente: non si spiegherebbe altrimenti per quale motivo una persona sana di mente dovrebbe impiegare tempo ed energie per produrre un “manufatto”, quale è un articolo, per un salario a cottimo che va dai 3 (avete letto bene, 3) ai 20 euro lordi (ma i mensili pagano di più e danno anche più soddisfazione). Trattasi di una delle professioni più belle del mondo – sono cascata anche io nella sua rete e mi sa che ormai è tardi per divincolarmi- , per cui tutti vogliono farla, dalla ex fiorettista olimpica alla contessina bionda, passando per ex soubrette, meteorine e di tutto di più, è anche uno dei lavori peggiori, economicamente parlando, almeno per chi non entra dalla porta principale.
Perché si lavora per guadagnare e per vivere, non dimentichiamolo, o rischiamo di cadere nel famoso “ma io lo faccio più che altro per passione”, che mi fa sempre un pochino rabbrividire. Io invece vorrei farlo anche per soldi, vile denaro, moneta sonante, esattamente come tutti gli altri. I quali non pensano mai, neanche per un minuto, di fare il camionista, la maestra, il notaio, la commessa, il medico, l’estetista o il meccanico gratis. Dunque, perché io sì?
Ecco spiegato il perché di certi dis-innamoramenti.
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