Esci a fare due passi, che ti fa bene. Sempre che...

Ovvero, basta alzare gli occhi dal marciapiede per azziccarsi (spaventarsi, ndr).
 Nessuna novità. Sempre in casa, sempre alle prese con i due nanetti D.Armando e G.Riva che ormai, fra tosse cavernosa, moccoli di vari colori, antibiotici e colliri, aerosol e antistaminici paiono l’ombra di se stessi (meno male che io ho una gran bella cera, eh). 
Stamattina le nonne, impietosite, mi hanno detto: “esci a fare due passi, che ti fa bene”. Quindi, visto che avevo bisogno di un consulto con il mio guru (cioè il pediatra che sta a un tiro di schioppo da casa mia), ho deciso di portare anche Giggirriva a prendere un po’ d’aria. Poverino, ha sgranato gli occhioni blu quando ha visto il passeggino riempito come una tracca di S.Efisio; infine siam partiti all’avventura. 
Ebbene, in un quarto d’ora di tragitto (a passo lento, schivando le macchine parcheggiate di traverso sul marciapiede, i lampioni piazzati in mezzo allo stesso, i capannelli di persone che ci fissano e non si spostano di un millimetro, come se potessimo improvvisamente volargli sopra la testa per non disturbare il grattamento del gratta e vinci), ho visto un interessante estratto del repertorio dei manifesti elettorali dei candidati sindaci. Che a Cagliari, la prossima primavera, saranno 5, 6 o chissà quanti (c’è la variabile indipendentista, bellezza, anche se non siamo in Catalogna). 
Per ora ce ne sono soltanto due, i principali competitors, più qualcuno che si candida autonomamente come consigliere comunale. Stamattina ho visto quello di un signore di una certa età, in giubbottino da velista ma anche da fighetto del liceo fighetto vicino a casa mia, con una specie di post it gigante vicino alla faccia e uan serie imprecisata di priorità per la città, per cui promette “tutta la sua attenzione”: c’è qualunque cosa, ho intravisto, fra l’arte e il lavoro, perfino la “movida”. Ussignùr, non sentivo il termine dai tempi belli in cui scoprivamo Almodovar, e comunque il ghigno sardonico del candidato mi ha lasciato addosso un po’ di inquietudine.

L’altro candidato mostra il classico faccione gigantesco, un po’ incombente ma sarà il 3x6, con un sorriso mesto nel disperato tentativo di sembrare vecchio come lo sfidante. Vorrei dirgli che la gioventù (relativa, perché ha la mia età e io mi sento giovane come Marta Marzotto, più o meno) non è una colpa di per sé, anche se la capitale del Mediterraneo è, in fondo, più vecchia di quello che sembra. 
Poi ci sono due consiglieri comunali degli opposti schieramenti: uno insiste con la storia di Cagliari capitale sul triste sfondo azzurro, l’altro si definisce “un amico in Comune”, il doppio senso fa quasi sorridere. 

Nel frattempo, dopo il primo manifesto, quello del post it, Giggirriva si è addormentato, con un cracker mezzo sbocconcellato in mano, poveretto; io mi sono affrettata a tornare verso casa, pensando che magari la prossima volta che mi viene in mente di prendera una boccata d’aria cambierò tragitto, ma che per quel giorno ci saranno -spero- anche i manifesti degli altri aspiranti. Nonostante l’influenza, ho lo stomaco forte, io!

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