Sono convintissima, per una volta, di aderire a una manifestazione, il “Se non ora, quando?” del 13 febbraio ’11, perché sarebbe davvero ora di manifestare apertamente il proprio disgusto, e anche di verificare un attimino quante persone hanno voglia di partecipare.
Però dopo aver letto e sentito alcune opinioni mi chiedo se valga la pena di metterci la faccia e il tempo e le convinzioni per unirmi a persone che pensano ci siano donne che “sono nate mignotte” e “l’altra faccia della medaglia sono le casalinghe” (cioè?).
A me un po’ pare che sia la solita storia degli zingari che rubano i bambini e degli ebrei avidi, dei negri che puzzano e ce l’hanno grande e delle donne che, appunto, o sono mignotte o casalinghe (ignoranti, I suppose), manco più madonne come qualche decennio fa (quasi quasi c’è da rimpiangere certe preistorie).
A me pare, insomma, che le ragazze –indubbiamente un po’ mignotte, certo delle capre un po’ tragiche con delle madri peggiori di loro- facciano quello che fanno anche perché il messaggio è sempre quello. A me sembra che le peggiori, care donne, siano sempre le donne: perché gli ominicchi e quaraquaquà usano, abusano, approfittano e mercanteggiano, ma l’altra metà del cielo, quanto a pregiudizi e sgambetti alle proprie simili, non è seconda a nessuno.
Comunque alla manifestazione della mia città ci andrò, felice di incontrare alcune altre donne: sempre però pervicacemente critica con chi considero non vittime a prescindere ma persone come tutte le altre, spesso incapaci di solidarietà, autocritica e una sana visione di real politik (altrimenti, ragazze, ma sapete che lobby?!).
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