Cioè, il fatto che siamo arretrati e privi di speranza conta infinitamente meno dell’evidenza di ciò che sapevamo già, ovvero che “al divano del premier” arrivavano persone debitamente stoccate, come merce, in appositi residence, spesso ricompensate adeguatamente, sempre inserite in un meccanismo per cui tutto ciò è la normalità che permetterà di avere denaro, successo, visibilità e probabilmente un lavoro. Non c’è alcuna novità in questo, temo però che l’attenzione sia un po’ troppo focalizzata sul velinismo esasperato, il voyeurismo allargato, e che talvolta si voglia stabilire un nesso causa-effetto troppo diretto fra le questioni, come fa qui Lerner, persona che stimo ma che ahimè dopo 10 minuti de L’Infedele mi fa venire voglia di spararmi Amici di Maria, che almeno mi dà un’idea di una certa realtà senza autocelebrazioni filosofiche.
Mi sembra che io e la Ruby, o quell’altra che lavorava sui denti e ora è consigliera regionale, mi sembrerebbe, ecco, che puntiamo a traguardi un po’ diversi. Le ambizioni (oh povera me e povere tutte noi) mi paiono discordanti: forse perché sono di coscia grossa e conseguentemente –direbbe il nonno bavoso- invidiosa, non ho mai pensato di fare televisione. Però in effetti intorno a me qualcuno la vagheggiava come una gran figata, e si trattava di insospettabili. Quindi l’humus culturale è proprio questo, il modello “l’ha detto la televisione”. Ecco perché oggi mi sono sentita dire che Ruby fa compassione, mischina, pare che abbia fatto vedere una cicatrice in testa (ma io ero ipnotizzata dagli unghioni decorati, peraltro passati di moda) e comunque parla bene e si è difesa da sola e lei non si è mai prostituita. Tant’è.
Il contesto brutto sicuramente c’è, ma la ragione della vergogna italiana (che non è l’età vera o presunta della ragazza di cui sopra, la quale ne sa della vita quanto me, voi che leggete e molti altri tutti insieme) è fatta di tanti elementi: l’indifferenza e l’ottusità delle classi politiche che si sono avvicendate, la mancanza di tutele e regole, la carenza di strutture e sostegno alle famiglie, il far west del mercato del lavoro, l’intelligenza di chi a un certo punto capisce che il gioco, semplicemente, non vale la candela.
C’è anche il sempreverde connubio vecchio bavoso-ragazza (e di lei famiglia) disponibile, ma ripeto, l’Italia è piena di donne normali che vorrebbero solo un lavoro normale pagato il giusto, senza aver mai pensato in vita loro a proposte indecenti né avendole ricevute. Parliamo di più delle cose concrete, oltre all’imbastire discorsi culturali e sociologici e psicologici che vanno benissimo ma alla fine della fiera non cambiano le decisioni di voto e neanche lo sfondo sociale su cui si muovono, appunto, le donne normali.
Attenzione ai contorcimenti delle menti radical chic: un po’ di sano pragmatismo gioverebbe a tutti, e se per caso manca possiamo sempre farcene prestare un po’ da Ruby e le sue amiche.Etichette: il lavoro, Italia, pessimi e orridi, vabbè