...così, ovviamente, mi distraggo un pò.
Scrivere è così: aiuta. Anche in una circostanza penosa come il Capodanno, che è un po’ corvè di zamponi, lenticchie, cose contronatura come un vestito nuovo prima dei saldi, ed è capolinea dei buoni propositi falliti dell’anno precedente, riciclati per il prossimo venturo (un po’ come il regalo del Natale 2004 che non ci è piaciuto, rifilato una settimana fa al cugino di secondo grado).
Io, che festeggerò con Azzurro, Jekyll e Baby Angel, prometto di ubriacarmi a partire dall’aperitivo delle 18, tanto poi mi aspetta comunque una notte più o meno in bianco.
A tutti gli amici auguro non solo quelle cose solite e un pò demodè come serenità, prosperità, felicità e salute, ma anche di riuscire a superare certi momenti di malinconia, nervosismo, stanchezza e amarezza (esistono, non sono mica spariti sotto una coltre di buonismo natalizio, eh), magari con il sistema suggerito da
Rossella Faa in Arrenegadedda (“arrabbiatina”): il fare “atti contrari”, cioè, ad esempio, uscire se si è di malumore, cercare di ridere anche per delle sciocchezze, perché, come dice Tzia Maria, “bisogna abituare i pensieri a ridere, poi, quando l’hanno imparato, ridono da soli, e tu sei contento”.
Buon 2010, o almeno speriamo di sfangarla!
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