Le seadas sono un dolce tipico della nostra terra, che incanta il palato dei visitatori e pure quello degli indigseni. Trattasi di delizioso fagotto tipo sofficino ripieno di formaggio, fritto in padella e servito caldo con miele amaro o zucchero. Gnam!!
Le ho ritirate fuori dal freezer per consolarmi di cotante scemenze: a proposito del referendum svizzero sui minareti islamici, l'esponente della Lega e viceministro Roberto Castelli dice: "Occorre un segnale forte per battere l'ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega» dice . «Credo che la Lega Nord - prosegue - possa e debba nel prossimo disegno di legge di riforma costituzionale chiedere l'inserimento della croce nella bandiera italiana». E Mario Borghezio aggiunge: “La selva dei minareti, oggi pericolosamente simbolo della minaccia terrorista islamistica più che luogo di preghiera, non cambierà il paesaggio dell'antica patria del federalismo e della libertà. Svizzera 'forever' bianca e cristiana!».
Ora, poiché in Sardegna è consuetudine utilizzare l’aggettivo “continentali” per il resto degli italiani, e poiché molto spesso anche a chi scrive è capitato di dire, ad esempio, “ho fatto il biglietto per andare in Italia”, è chiaramente deducibile che l’essere isolano qualche differenza la fa, non solo geografica ma soprattutto psicologica.
Senza per carità indulgere in cose ai confini della realtà come chiedono alcune formazioni indipendentiste delle mie parti (alle quali vorrei dire che se proprio vogliamo essere indipendenti, conviene esserlo dall’Italia intera isole comprese per andare a vivere, che so, in Alaska).
Quindi credo che il viceministro (sic!) Castelli potrà benissimo comprendere la mia proposta di inserire le seadas nella bandiera sarda, che non è più quella che gloriosamente sventola in tutti i concerti e manifestazioni (ah i sardi nel mondo!), ma un orrido stemma sabaudo che francamente non si capisce cos’è.
Anzi, ripensandoci, se ai viceministri è venuta in mente la croce, io ho forse meno diritti? E allora la voglio anche sul tricolore italiano, la mia seada, che poi magari a qualcuno viene in mente di metterci un pallone da calcio, un piatto di spaghetti, la torre di Pisa e gli danno pure retta, e a me no, ecco.
Perché direi che “occorre un segnale forte per battere l’ideologia consumistica e filo merendistica che purtroppo attraversa anche la Sardegna: ne è una dimostrazione il proliferare di Tronky e Duplo nei supermercati, di plumcake imperialisti e babà terroni nelle nostre pasticcerie, che insidiano il naturale primato della seada”.
Inoltre, la selva di questi dolci stranieri ed estranei alla nostra cultura, pericolosamente simbolo della invasione continentale più che della libertà pasticcera, non cambierà mai il paesaggio dell’antica patria dei papassinos, del pane di saba e del torrone di Tonara!
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