Living in Terronia

Quello che sarebbe giusto è “una sostanziale uguaglianza tra i professori del Nord e quelli del Sud. Non è possibile, infatti, che la maggior parte dei professori che insegna al Nord sia meridionale”, afferma Paola Goisis, deputata della Lega e presentatrice della richiesta di sottoporre i professori a «test dal quale emerga la loro conoscenza della storia, delle tradizioni e del dialetto della regione in cui intendono insegnare».

E io vorrei chiedere “in che senso” non è possibile? Cioè, se la valutazione in base ai titoli di studio non è ammissibile, meglio privilegiare la storia della Padania (sic!) o della variante linguistica del Mejlogu o dell’Ogliastra (mica solo su al Nord c’è gente strana, pure in Sardegna qualcuno ventilò l’ipotesi della conoscenza della lingua sarda come requisito di accesso ai concorsi pubblici, neh!)? Se andiamo avanti così, rischiamo di ritrovare professore anche cussu burriccu (asino, NdR) dell’erede di Bossi, tale Renzo: 21 anni e una faticosa maturità, ovviamente per colpa degli insegnanti meridionali che infesterebbero anche le scuole private della Lombardia.

La signora, se conoscesse un pò di storia e di sociologia del nostro paese, capirebbe che ci sono dei precisi motivi per cui al Sud chi si scolarizza lo fa, mediamente, fino a livelli di istruzione superiori rispetto ai coetanei veneti, lombardi o friulani, i quali cominciano a lavorare prima e mollano, ad esempio, la scuola, mentre in Terronia si sa che lavoro non ce n'è e soprattutto per questo molti emigrano al Nord. Fra questi, gli aspiranti al posto pubblico: insegnanti, amministrativi, militari, e certo non ci scuseremo se i "meridionali" sono infinitamente più motivati degli altri (e forse studiano pure, eh?).


Ma non è solo, e non è mai, una sola questione politica di nicchia: la mitologica – e sempre dispregiativa- figura del “terrone” viene tuttora richiamata, non c’era mica bisogno che multassero Galeazzi per aver apostrofato così il suo portiere.
Vorrei spiegarlo a quella signora che mi ha tranquillizzata sul fatto che il vocabolo in questione indica semplicemente un meridionale, uno di quelli, racconta lei con stupore, che coltivavano i pomodori nella vasca da bagno, ma ti rendi conto?, e comunque i sardi non sono considerati terroni (particolarità confermata dai numerosi amici “continentali”), al limite “sardegnoli” (che è una razza di asino, quindi non esattamente un complimento). La stessa signora si è meravigliata della compostezza degli abruzzesi in occasione del terremoto, forse immaginava sceneggiate da melodramma e simili.

Figuratevi che sorrisino sono stata costretta a reprimere quando mi ha raccontato che sopra casa sua sono arrivati i nuovi vicini: una famiglia di napoletani veraci, di quelli per intenderci che subito hanno cominciato a fare casino, tempestarla di domande indiscrete su soldi e simili, che ipotizzano che lei possa fare loro “da mamma” vista l’età (!!!), arrivano sgommando sulla ghiaia e le parcheggiano davanti casa bloccandole il passaggio e dall’atteggiamento promettono Mario Merola a pompa per tutto il pomeriggio e tanta, tanta pummarola ‘n goppa a tutte le ore.

A volte basta così poco per regalarsi una soddisfazione... :-)

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