A volte basta poco

...per consolarsi. Dopo lo sbarco della Lega in Sardegna (no, non avete le traveggole, di seguito una parte dell'intervista al segretario provinciale di verde incravattato) e l'ennesima conferma che i sardi sono esattamente come tutti gli altri (alla faccia della nostra "specialità", cioè, siamo potenzialmente brutti proprio come chiunque altro), mi ero un pò intristita. Per consolarmi, ho dato un'occhiata a uno dei giornali che fanno veramente opinione su Madrigopolis: il mensile di satira Il Vernacoliere. E mi sono ricordata di un'altra notiziola.... (vedi sotto). Chissà che l'oscuro male dei leghisti del nord non colpisca tutti gli adepti, anche quelli nuovi di zecca...d'altronde, si sa, la vita del politico è così stressante!

Dall'Unione Sarda del 12/04/2009 (intervista di Giorgio Pisano)
Esibisce con timido orgoglio la cravatta verde che gli ha regalato il senatore Calderoli. Pazienza per l'abbinamento avventuroso con la giacca blu e l'eventuale sprezzo del ridicolo che potrebbe albergare tra i passanti incrociati per strada. Sardo e leghista. Ogliastrino e seguace felice del Bossi, come dicono in una terra lontanissima chiamata Padania.
Massimiliano Piu, 35 anni e un figlio di sei, grossista di carne, è di nomina freschissima, quasi di giornata: segretario provinciale. A tre mesi dal battesimo del partito in Sardegna, ha avviato la campagna tesseramento.

«Più di cento adesioni. In una settimana. Scusate se è poco». Ne sarà soddisfatto Fabrizio Pirina, imprenditore del sughero a Trinità d'Agultu, numero uno della Lega nell'isola, che insieme a lui fa da apripista ai due proconsoli inviati dalla direzione nazionale per mettere radici in quest'angolo morto d'Europa: il senatore Fabrizio Rizzi si occupa del Nord Sardegna, il suo collega Roberto Mura del Sud.

Non sarà colonialismo politico, avverte. Insomma non è un'operazione come quella di Cesare nelle Gallie. «Smettiamola coi luoghi comuni». Piu, che se avesse una cravatta diversa e una borsa di vera pelle potrebbe confondersi coi giovani avvocati che affollano al mattino il palazzo di giustizia, sorride in modica quantità perché immagina quante perplessità possa suscitare la sua militanza. Tuttavia fa subito presente che nella squadra di calcio locale gioca un ragazzo di colore «e dunque finiamola col dire che siamo razzisti». Colpa della giovanissima età, non ha ancora metabolizzato del tutto la filosofia della Lega. Gli sono rimasti appiccicati addosso modi e parole del passato trascorso con Forza Italia.
A tratti gli scappano perfino espressioni forlaniane, a mezza strada tra il non detto e il vogliamoci bene.All'appuntamento per l'intervista non si presenta solo. Lo accompagna Giorgio Todde, assessore comunale a Girasole e primissimo rappresentante delle istituzioni riconvertito alla Lega. Poi c'è Alessio Canu, un ragazzo che si definisce «semplicemente curioso della politica».
Ma in fondo neanche tanto, visto che declina l'invito a comparire nella foto di gruppo per il giornale. Massimiliano Piu è caricato di ottimismo della volontà.

A Tortolì, dove abita, ha litigato malamente col sindaco che ha fatto staccare dai muri manifesti «ispirati a sentimenti di intolleranza verso lo straniero». Il manifesto in questione (peraltro affisso in tutta Italia) mostra un pellerossa e sotto la scritta: loro hanno subito l'immigrazione e ora vivono nelle riserve .
Questo per dire che bisogna fare molta attenzione agli immigrati, potrebbero chiudere i sardi in un recinto: come gli indiani.
«Una colossale sciocchezza», dicono in Municipio, «un conto è la politica di aggressione colonialista, altro lo sbarco di poveri disgraziati sui nostri lidi».

Ovviamente Piu non condivide, ha tutt'altra idea sugli immigrati e su come bisogna gestire il loro ingresso in Sardegna. «Sa qual è la verità? La Lega fa paura perché è un partito che crescerà».Cosa glielo fa pensare?«La reazione alla nostra discesa in campo. Cogliamo nervosismo, irritazione. Stiamo per aprire circoli anche a Olbia e a Cagliari. E questo agita le acque». Che ne pensa del neonato Popolo della Libertà?«Splendido partito. Noi ci adeguiamo alle necessità degli altri soggetti politici».Provi a dirlo in italiano.«Accettiamo le decisioni dei nostri alleati. Ciò non toglie che io abbia una mia opinione personale».
Se ce la fa, sveli.«Nel 2000 sono stato spesso a Roma coi giovani di Forza Italia e ho capito quale era la logica del partito».E se n'è andato.«Sì. Perché era uguale a quella di tutti gli altri. Non stanno tra la gente e fanno clientelismo».Invece la Lega...«La Lega no. Almeno per il momento».
La entusiasma essere compagno di partito di Borghezio?«Inizialmente alcuni leghisti non li ho apprezzati. Poi, quando ho avuto modo di conoscerli, ho cambiato idea».
Nel senso che si vergogna per loro?«Il contrario. Tipi come Borghezio o Gentilini dicono certe cose per far rumore ma in realtà sono tranquilli».

La Lega in Sardegna: che c'entra?«C'erano molte richieste per avere il partito anche qui. È la ricetta che funziona: con la gente, per la gente». Pure Berlusconi, quando scende dal predellino della macchina, si confonde con la gente.«Difatti mi piace, come politico, come capo del Governo, come statista». Eppoi frequenta spesso la Sardegna.«Sì, e questo mi fa piacere. Però il suo partito non dà spazio ai giovani. Ero il primo consigliere di Forza Italia a Roma e a Olbia non contavo nulla. È accettabile? "Quando mai. Con chi ce l'ha?«Coi politici del posto. Ti mettono in angolo, non ti fanno partecipare. Nel 2000, dopo essermi candidato con gli Azzurri alle Provinciali, ho chiuso».Chiuso vuol dire trombato?«Non ce l'ho fatta e allora sono entrato in una lista civica nelle Comunali di Tortolì. Primo dei non eletti, 137 voti validi, venti annullati».Venti annullati sono tanti.«Mi hanno dato la preferenza ma sulla lista del sindaco».Voto disgiunto.«Voto disgiunto, proprio».Perché la Lega dovrebbe attecchire in Sardegna?«Porta un discorso nuovo, l'unico che punti davvero al rilancio rivolgendosi ai giovani».Fuori dallo slogan, che significa?«Federalismo, per esempio».Già sentito: dai sardisti.«Lo so ma noi ci muoviamo in una strada diversa. Il Psd'Az, che un tempo è stato all'apice, ora s'è rimpicciolito. Il nostro obiettivo è uno solo: vogliamo essere padroni a casa nostra. Il senatore Rizzi per dire...».Per dire cosa?«Rizzi, quando viene giù da noi, ci fa solo da guida. Ma ce l'ha già detto chiaro e tondo: io vi indico la strada, poi dovrete andare con le vostre gambe».Volete la Sardegna una e indipendente?«Questo vogliamo».Siete al corrente che la prima industria è l'Inps, che ci sostiene Roma ladrona?«Nella nostra regione ci sono troppe aziende italiane che prendono contributi e pagano le tasse altrove, altre che hanno rubato e sono scappate. Abbiamo fatto calcoli precisi». [continua...]

L'antefatto
Intervenuto alla Scuola quadri del Carroccio di Brescia, l’onorevole Davide Caparini della Lega ha rivelato che al Nord il consumo di Viagra è almeno tre volte maggiore che nel resto d’Italia, specificando tra l’altro che «questo nostro modo di vivere sempre di corsa, il doppio stipendio, uno lui e uno lei, porta a vedersi cinque minuti la settimana». Immediate le reazioni nell’altra Italia, che ha subito ironizzato sul famoso “celodurismo” padano, vanto di Bossi.



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