La verità...

è che non gli piaci abbastanza, come diceva il titolo di quel libro e anche di quel filmetto uscito da poco. Può essere, al di là dei se e dei ma e anche dei ma però, roba che a confronto Veltroni sembra un decisionista radicale.
Se non gli / le piaci abbastanza è un imbarazzante fiorire di forse, di magari, di “non capisci” e “non so spiegare” nelle fasi critiche di un incontro, di una relazione, perfino di una banale conoscenza in questi tempi di paura di qualsiasi cosa, quelle in cui a una persona prende un senso di strangolamento e all’altra di snervamento, fino ad arrivare all’apoteosi del “tu non c’entri, sono io che sono sbagliato/a”, che per chiunque sia ancora minimamente senziente e dotato dello spirito di osservazione di almeno un cardellino significa solo “tu c’entri eccome, pensavo fosse amore o almeno una piacevole conoscenza e invece per carità facciamo retromarcia e pure subito, arrivederci, eh, adìos, hasta la vista companeros”.


Ci siamo passati tutti almeno una volta: il massimo dell’orrore è il grande classico “ti amo ma non ti merito”, nelle fasi avanzate di una qualche relazione moribonda, che però presuppone almeno la volontà di addolcire il rospo velenoso da buttare giù.
Però è difficile che qualcuno oggi sia così temerario, sia perché l’interlocutore è mediamente un po’ più “uscito”, donna o uomo di mondo che sia, ancorchè ottenebrato dal sentimento, sia perché l’uso della parola amore presuppone appunto uno stadio piuttosto sviluppato, e non tutti ci arrivano. Quindi può capitare più facilmente di sentire perle di autentica saggezza quali “è colpa mia ma non sono pronto/a per una relazione”, anche se l’altra persona non te l’ha ancora chiesta, vi siete appena conosciuti, e insomma o maronn’o carmine ma come è possibile pensare che chiunque esca con te ti voglia automaticamente accalappiare?!

Il consiglio è: rilassati, tanto non sei Brad Pitt o Angelina Jolie, né a livello di muscolatura o labbroni e tantomeno di 740. Fenomeno curioso, questo dei “paurosi” di qualsiasi cosa, che riflette di solito un ego smisurato e una percezione di sé assai sovrastimata.
Fa il paio solo con gli “stitici”, perdonate la finezza ma questo non è un blog-paese per delicatini, quelli che non sono mai convinti. Di niente, ma soprattutto di te che li vuoi convincere. Per carità, ne vale la pena?! Con la stessa energia potresti diventare amministratore delegato di una holding nel settore delle costruzioni, che, si sa, tirano assai, molto di più della mnestra insipida di qualcuno che ti fa sospirare perfino un cinema o una passeggiata. La Sora Franca raccomanda: quel 20% - 30% di cubatura, cioè di energia, che metti nella cura della stitichezza altrui, potresti benissimo impiegarla meglio evitandoti anche certi insulti all’intelligenza: “devo cercare me stesso”a”, “è un momento un po’ così” (che dura da 30-40 anni però), “ho bisogno di stare solo/a” e via interpretando l’ini-interpretabile (perché chiaro come i pensierini delle elementari, amici).
Così irritanti, e spesso vittime di quell’atavico meccanismo del “la verità è che non gli piaci abbastanza”, ci sono solo quelli che ti insegnano la vita. Ovvero, se maschi, quelli che ti rimproverano, tu donna in età fertile, di non avere capito nulla della vita e di voler fare sempre "la giovane" (anche quando lo sei veramente), semplicemente perché non ti vuoi accasare (con loro però: occhio alla sfumatura, simpatici ometti degli anni 50) e stare a casa con le pattine a preparare la torte di mele.
Esistono eccome, esattamente come esistono quelle signorine modello Doris Day che fanno del “gli asili nido convengono eccome alle mamme, così ci possono lasciare buttati i figli tutto il giorno” il loro cavallo di battaglia. A loro il sincero augurio di incontrarsi, far convergere le loro larghe intese e piantarla di scartavetrarci i gioielli di famiglia (champagne!). Se donne, quelle che ti insegnano la vita fanno lezione soprattutto alle altre ragazze, e qui mi fermo, perché è materia di almeno una cinquantina di altri post.

Ci siamo passati tutti, insomma, per questi incontri-scontri che ci hanno lasciato un po’ pesti, perplessi, talvolta amareggiati ma qualche altra volta anche più consapevoli di noi stessi e delle nostre capacità: fra queste, quella di allontanarvi a velocità sostenuta ogni qualvolta incontriamo uno dei soggetti sopracitati (e vedrete che piano piano non ci sarà più bisogno di una terribilmente acida Sora Franca che vi urla nell’orecchio, assordandovi: SCAPPAAAAAAA!!!)
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