La Saga di Accozzolo, parte XI

Il Fantabosco, in cui abitavano l’ottavo nanetto da giardino Accozzolo, “ma anche” la nanetta Interessantola e il tenero e rotondo Onestolo, era noto anche come la Giungla delle Tre M: More, Mirtilli e Merdone.
La prima era una specie di setta – La Compagnia della More- nella quale si indossavano grembiulini fatti di bava di lumaca, i secondi – i Mirtilli- erano il componente principale di una cura medica piuttosto costosa che garantiva la longevità ai nanetti (la lunghissima vita era indispensabile agli Accozzoli, sia per avere il tempo di essere accozzati che per poter piazzare – il più tardi possibile comunque – i propri nanetti di fiducia un po’ dappertutto).

Le terze – Is Merdonas nella spagnoleggiante lingua locale- erano i componenti di un potentissimo gruppo trasversale, bifocale, e soprattutto bifronte nei riguardi di tutto e qualunque cosa in qualunque momento: l’importante è che potessero avere la libertà di costruire le loro tane ovunque, perfino sulla resina scivolosa (e pericolosa) degli alberi e negli ultimi luoghi in cui ancora cresceva il rarissimo quadrifoglio perlato.

In questo bell’ambientino, si svolgeva la campagna elettorale per l’elezione del nuovo Presidente del Fantabosco. Accozzolo, insieme a Rolexolo e Burberrolo, abbronzati come non mai e incravattati di fresco, si recavano dunque alla convenscion elettorale di uno dei candidati.

Era il cosiddetto “incontro con i giovani”, ma forse, trattandosi di nanetti noti per la loro longevità, non avrebbe dovuto stupire il fatto che era presente anche una nutrita pattuglia di nani anziani, ben attenti a sorvegliare le esternazioni del candidato e controllare che il telecomando funzionasse bene. I nanetti presenti all’incontro erano “giovani” in modo un po’ singolare: i ventenni (che per un nanetto è praticamente l’infanzia) erano vestiti come una pattuglia di commercialisti, in giacca e cravatta che strozzava un po’ i loro colli e rendeva paonazzi i visetti rubicondi con le sopracciglia alla Ava Gardner. Le nanette invece davano il meglio di sé, passando dal look “Prima alla Scala” a quello “Escort di lusso”, anche se non c’erano molte mise discinte, forse perché uno degli organizzatori era un fervente seguace del Gran Nano Bianco, il gran capo di una particolare e assai influente dottrina che aveva fra i suoi capisaldi la tutela della vita nanettolosa, ma soltanto se non ancora nata o se già morta.
Insomma, fiorivano dappertutto i soliti stivaletti d’oro da centinata di naneuri, le borse firmate e i capelli perfettamente piastrati (e Accozzolo, ancora ebbro di innamoramento infelice per Interessantola, non potè fare a meno di pensare alla sua splendida cofana di bellicapelli ribelli). Fiorivano anche gli sguardi sospettosi sul nuovo arrivato, perché se Rolexolo e Hoganolo erano già perfettamente inseriti nell’ambiente e distribuivano baci e abbracci a vecchie nane con le labbrone gonfie e vecchissimi nani gobbi al potere da cent’anni (i cui mandati di susseguivano con misteriosi procedimenti), Accozzolo era nuovo dell’ambiente, avendo vissuto fino ad allora in un mondo fatato in cui certe questioni non entravano proprio.

Intanto il discorso del candidato era cominciato da un pezzo, e nonostante questo il brusìo nella sala non accennava a calmarsi: i nanetti presenti sembravano infatti più interessati agli snacks e alle bevande di sidro superalcoliche che alle belle parole del nanetto con i piedi di balsa in piedi sul podio: parlava appassionatamente di meritocrazia, del valore dei giovani che devono trovare lo spirito imprenditoriale dentro di sé, della speranza di un futuro migliore in cui l’impegno verrà riconosciuto.
I nanetti militanti applaudivano: c’erano la figlia del Borgomastro, la potentissima dirigente e braccio destro del suddetto Borgomastro, i presidenti delle associazioni “culturali” che avevano in gestione i più importanti monumenti storici del Fantabosco presieduto dal Borgomastro, gli scribacchini dell’organo di stampa dell’associazione Is Merdonas e alcuni giovani supporters del candidato, solo casualmente figli di membri della Casta dei Mirtilli.

Erano cose interessanti, si disse Accozzolo mentre gli applausi (un po’ deboli a dir la verità) scrosciavano, d’altronde lui aveva vinto un concorso pubblico al quale si erano presentati solo in tre, forse perché era stato pubblicato solo una settimana prima della scadenza e nell’angolo esterno a pagina 27 di un giornaletto locale; e anche una sua amica, dopo tanti anni di precariato come fornaia, era stata chiamata direttamente dalla P.A.N. (Pubblica Amministrazione Nanettolosa) per lavorare nel settore delle pubbliche relazioni. Il nesso fra una competenza e l’altra sfuggiva un po’ ad Accozzolo, ma era comunque contento per lei, e entusiasta di quello che stava sentendo in quella così bella serata.

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