Per una volta, questa volta

Per una volta sola, fammi avere ciò che voglio: così cantano gli Smiths in questa meravigliosa canzone.
Un desiderio solo, scelto con cura fra le decine che potrebbero presentarsi alla nostra porta man mano che la vita avanza, e che restano fuori da quella porta perché non riusciamo a realizzarli.

Se siamo fortunati e il destino è clemente, ce li dimentichiamo e scivolano via con il tempo che corre a diverse velocità: allora diciamo “…ero un bambino” oppure “ero un ragazzino”, desideravo essere questo, fare quest’altro, possedere quella cosa, vivere in quel modo.

Se non siamo abbastanza fortunati questi desideri rimangono incastrati da qualche parte, il punto esatto credo di averlo localizzato fra lo stomaco e lo sterno, forse sono quelli che si chiamano “dolori intercostali”: ohi, sento una fitta qui, devo aver preso freddo, eccetera. Invece.
Probabilmente, è l’aver visto qualcosa o qualcuno che fa riemergere un desiderio addormentato, ma non dimenticato; un impulso talmente forte da prevalere sulle tensostrutture dell’anima che ci siamo pazientemente costruiti in anni di lotte accanite, delusioni e anche vittorie, perché non si può mica sempre perdere (anche se è infinitamente più facile).

Un istinto chimico, che fa mancare il fiato alla vista -e anche al pensiero- di quello che realmente desideriamo, qualche volta viene perfino la nausea come quando hai molta fame. Perché spesso sono desideri e sogni insospettabili per le persone che li provano, e che noi crediamo di conoscere.
L’uomo o la donna, la persona suvvia, in carriera che desidera soltanto un bambino e starsene a casa con lui; la casalinga che appena può esce a prendere una boccata d’aria sognando non una vita diversa, ma appena un piccolo scarto rispetto alla routine di tutti i giorni. Il professionista affermato e molto mondano che vorrebbe soltanto una famiglia, o il medico che avrebbe più di ogni cosa voluto fare il giornalista sportivo.

Quello che sei e quello che sei diventato sono due cose piuttosto diverse, ed è quando te lo ricordi che la nausea arriva.
Se guardiamo attentamente, con questa prospettiva, le persone che crediamo di conoscere, potremmo cominciare a farci delle domande; sono domande che potrebbero avere una risposta, che potrebbe anche non piacerci. Tre condizionali in una frase fanno, diciamo, una mezza certezza.

Ma importa poco, perché anche se volessimo, non potremmo modificare il karma di queste persone. Solo loro possono capirlo e accettarlo. Così come è necessario accettare che la furibonda lotta per realizzare i sogni, soprattutto quelli più profondi e abilmente nascosti dietro gli occhi – e perfino quell’unico fondamentale desiderio per cui preghiamo (religiosamente o laicamente) ogni giorno anche non rendendocene conto e comunque non condividendolo con nessuno - , potrebbe anche fallire oppure, nella migliore delle ipotesi, andare da un’altra parte.
Ma quanto è difficile...

(Ho visto il video degli Smiths sul blog di Baol, thanks).
(la foto è di Fiorella Sanna)

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