Andare in giro per saldi dà l’assoluta certezza di catapultarsi in un non-luogo e non-spazio, almeno se li si prende seriamente (sennò ci ritroveremo la solita t-shirt di una taglia più grande con le solite paillettes di un colore improbabile nell’armadio a vita).
La concentrazione necessaria, infatti, è tale da raggiungere l’astrazione totale da ciò che accade intorno: non vedi più i palazzi del centro storico che di solito ti piacciono, non ti accorgi dell’aria frizzantina, e addirittura non guardi la gente per strada, attività alla quale normalmente ti appassioni parecchio.
Niente. L’unico scopo diventa quello di battere i negozi uno per uno per scannerizzare tutto con occhio clinico, senza perdere tempo in chiacchiere (infatti è inutile andarci con le amiche, non si conclude nulla).
I saldi sono una pratica solitaria, difficile, ingrata e piena di insidie, ma è quando il gioco si fa duro che le vere dure cominciano a giocare.
Innanzitutto pianificando l’itinerario, uscendo a caccia da sole e minimizzando lo sforzo necessario a sfilare con nonchalance l’ultima maglietta taglia S dallo scaffale a cui altre galline si stanno avvicinando, perfezionare l’arte di provarsi i capi anche fuori dal camerino in caso di tempi di attesa selvaggi, stare in fila per ore per pagare e contemporaneamente continuare a visionare le scarpe all’angolo o l’improbabile borsa a 12,99 euro che solo tu sapresti portare.
C’è anche tempo per elucubrazioni più serie (anche perchè nel frattempo il POS si è piantato e alla cassa la signora ne approfitta per chiedere se quella gonna la può cambiare, se c’è in un altro colore, se questo e se quello…): per esempio, come è possibile che di questi tempi ancora esistano e resistano negozi che praticano solo il 20% di sconto o addirittura non facciano proprio i saldi?
Come è possibile che mentre i comuni mortali vivisezionano il budget, elaborano piani finanziari degni di un economista, girino per negozi più e più volte aspettando il momento propizio e infine si concedano un paio di jeans a 45 euro….altri esercizi commerciali in cui le scarpe costano minimo 280 euro e le borse in tessuto (!) 160 espongano temerari il cartello “…come di consueto, informiamo la clientela che XXX non applica i saldi”?
E come è possibile che nel primo il sabato sera ci sia così tanta gente che ti danno il numerino come al supermercato al banco dei salumi?!
Misteri della vita, della ggente, dell’Italia e della crisi.
Ci ho pensato un po’, ma la domanda è scivolata via, attratta da un maglioncino viola; poi ho concluso, dopo una mattinata di vani tentativi, che un cappotto nero classico è veramente troppo banale, forse perché ne stavo indossando uno rosso fuoco (pagato 49 euro ai saldi 2007) e il nero sarà vero che sfina ma che duepalle, e ho ripiegato sulla solita maglietta incrostata (proprio così: incrostata) di paillettes.
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