Una tizia sconosciuta (cioè, per dire, potrei essere anche io o la Sora Franca) mette all’asta la sua verginità per un milione di euro. I commenti dei miei amici maschi si sprecano: il più tenero è che esistono, in effetti, dei paranoici appassionati del genere e dunque esiste una domanda per questo tipo di offerta.
La ministra per le Pari Opportunità vara un decreto (cioè uno di quegli strumenti per cui è necessario il requisito della necessità e urgenza) anti-prostituzione. Contro il racket delle ragazze e i loro ignobili papponi? Macchè, contro i clienti e le stesse ragazze, perché la stessa ministra “non capisce come si possa vendere il proprio corpo”, dopo aver venduto il suo su un calendario sexy.
Sento che fra queste cose c'è una relazione, ma non capisco bene quale; sento che è un miscuglio di bigottismo atavico, ipocrisia stellare, audience elettoralesca e spettacolare e infelicità a un livello nazionale, endemico, sottopelle e di default nell'educazione dell'italiano medio.
Al quale mi pare che ogni giorno di più stia dando di volta il cervello.
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