Come dice il motto: chiedere è lecito, rispondere è cortesia.
Nella mia personale interpretazione, significa che fare domande, o anche semplicemente dare un segno della propria esistenza agli altri, è una normale attività umana, e semmai mi stupisco (e un po’ diffido) quando mi accorgo che le persone non chiedono mai nulla, non commentano mai, non esprimono MAI un’opinione.
Non parlo ovviamente, essendo la mia attività intellettiva piuttosto limitata in questi giorni (è l’autunno che arriva e io sono notoriamente meteoropatica o come si dice) di temi esistenziali come, che so, “Dio esiste?” e “Se esiste, perché ha permesso l’invenzione delle Crocs?” e via filosofeggiando fino ai concetti della decadenza del capitalismo o l’etica del vegetarianesimo.
Niente di tutto ciò. Parlo, ad esempio, ma è solo un esempio a caso, di quando invii una email (di lavoro o personale non conta, a seconda delle persone il grado di importanza cambia) o un SMS, o fai una telefonata e non c’è nessuno.
E non ricevi alcuna risposta.
Non ti richiamano, non rispondono alla mail, ignorano il messaggio.
Certo la tecnologia ci ha rovinati, in questo, esasperando il fastidio di chi non sopporta la maleducazione di taluni: con le lettere via posta, almeno, c’era la scusa delle Poste apocalittiche, e il telefono fisso senza una segreteria telefonica era il Bengodi dei vaghi, degli sfuggenti, degli indifferenti.
Adesso è più difficile sfangarla con nonchalance, purtroppo: e quando mandi una email a un gruppo di persone con le quali hai lavorato per salutarle, fare il punto, praticare anche quel rituale professionale che vuole ci sia un saluto e un ringraziamento reciproco alla fine di un percorso e nessuno ti risponde, qualche domanda te la fai.
Quando chiedi una informazione necessaria e urgente per lavorare e devi aspettare giorni per avere una stringata spiegazione, cominci a riflettere.
Se mandi un messaggio, una email, un piccione viaggiatore a un amico per chiedergli come sta, quantomeno speri di avere una risposta che testimoni che è vivo e sta bene.
E invece nulla, perché non viene ritenuto necessario (?), sta prendendo piede l’abitudine di non rispondere, e mi chiedo come sia possibile pensare che la persona che ti ha scritto o telefonato non desideri, o abbia bisogno, spesso praticamente, di una risposta.
Anche minima, per certe cose basta davvero un “Sì”, “No”, anche "Non lo so" va benissimo, un ciao, un segnale di esistenza e attività cerebrale qualsiasi.
Troppa fatica, forse, fisica e mentale, o un po’ di indifferenza e poco rispetto per gli altri, quelli con cui lavori o comunichi; troppo bombardamento di stimoli, spam come si dice, troppa velocità, e in qualche caso una piccola Regina che invecchia, e non ne può più di queste stronzate.
Etichette: in progress, la Regina Madry, le cose del mondo, pessimi e orridi