
…quello che potresti fare dopodomani (Mark Twain). Ovvero, quelli che rimandano. La telefonata, la spesa, l’oculista, il matrimonio, perché non hanno tempo, voglia o non vogliono "essere avventati” (dopo 15 anni di fidanzamento).
Confesso che mi fanno impazzire, soprattutto quando alcuni esemplari di questa specie diffusa placidamente mi rimproverano la mia irruenza nel fare le cose, e la mia impazienza.
Forse dovrei imparare da loro: sanno aspettare, aspettare….finchè non hanno l’acqua alla gola e sono costretti a decidere.
Però su una cosa sono d’accordo: lo stress dell’accavallamento degli impegni (perché è ovvio che se oggi non hai voglia e nemmeno domani, dopodomani dovrai gestirti il dentista, il commercialista, l’estetista, le pulizie di casa e il lavoro e la spesa nell’inferno dell’ipermercato tutte insieme, e non so se Twain questo l’aveva considerato), talvolta produce guizzi di creatività (altri la chiamano la disperazione dell’ultimo minuto…).
Penso alla definizione di “rimandare” in chiave di semplice maleducazione (altro reato da mettere nel pacchetto sicurezza), mentre aspetto che il commercialista di uno dei miei datori di lavoro mi faccia avere un documento importante che gli ho chiesto, e sollecitato più volte, da circa tre settimane. A ogni telefonata costui mi dice “glielo mando entro stasera”, oppure, lapidario, “non l’ho ancora fatto”. La mia scadenza per presentarlo è il 31 maggio, la sua (che non deve nemmeno fare i calcoli fiscali, perché glieli ho fatti io) chissà.
(la foto è di G.Antoni)
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