Islamabad, Sardegna.


In un paese lontano, molto lontano da noi una leader politica è stata uccisa dalla solita Al Quaeda o forse da un Babbo Natale psicopatico, chissà. Certo sono paesi barbari, che covano in seno la serpe del terrorismo, anzi forse questo modo spiccio e brutale di eliminare gli avversari ce l’hanno proprio nel Dna, magari.
Noi invece siamo diversi, discutiamo per giorni, mesi e anni di una riforma di legge elettorale, facciamo le primarie nazionali e pure regionali, ci arrovelliamo su tutte le sfumature di colore del nuovo logo del partito possibili e immaginabili, insomma partecipiamo, dialoghiamo, siamo civili, no? Finchè improvvisamente la banalità del male non ci tocca da vicino, più vicino di quanto immaginavamo, riportandoci ai tempi delle caverne, e nel caso specifico della Sardegna a un triste stereotipo di ferocia sommaria e usanze da legge del taglione che credevamo superate. Stamattina a Orgosolo, paese famoso per il banditismo e i bellissimi murales, un uomo di 82 anni si avviava all’edicola per acquistare i consueti giornali. Arrivato davanti al sagrato della chiesa, in pieno centro del paese, veniva da una o più persone freddato con svariati colpi di pistola alla schiena (altro che “balentia”!). La vittima è Peppino Marotto, da sempre impegnato in politica e nel sociale, nonché conosciuto poeta in lingua sarda. Nessuno pare aver visto nulla, nonostante la strada sia centrale e l’orario (10.30 del mattino) non esattamente antelucano.
Forse il Marotto dava fastidio a qualcuno, forse questo qualcuno è un ammiratore dei metodi spicci e barbari di certi paesi lontani: fatto sta che mai come oggi mi pare di stare a Islamabad, Sardegna.

(nella foto, un murale di Orgosolo)

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